Monte Rinalpi mt. 3009 - Valdidentro (SO)
19artata la Val d’Aosta perché il meteo non ci convinceva Andrea propone questa meta che mette d’accordo tutti anche perché viste le recenti nevicate l’esposizione a nord lascia presagire bella neve .
Come sempre siamo prestissimo a Bormio, un buon caffè e siamo subito a Valdidentro. Non sappiamo le condizioni della strada che sale verso le Baite Borron e nel dubbio optiamo per la classica salita e quindi da San Carlo (piccola frazione di Semogo) scendiamo per una stradina fino al Torrente Bormina – Ponte della Valle mt. 1511 dove lasciamo la macchina. Oltrepassiamo il corso d'acqua e ci incamminiamo sulla ripida mulattiera; in circa mezz’ora siamo alla Madonna di Presedont. Grazie alla provvidenziale nevicata degli ultimi giorni riusciamo a calzare subito gli sci e, seguendo la strada carrareccia attraverso un bosco di larici e abeti, arriviamo alle Baite Borron. La Cima Piazzi, che già ci si era mostrata durante la salita della strada, ora si presenta in tutta la sua imponenza: davvero stupenda !!!! Superate le baite continuiamo a mezzacosta fino a un vasto pianoro: pieghiamo ora verso sinistra immettendoci in un ampio vallone che sale tra un bordo morenico e le pendici occidentali del Corno di San Colombano. Saliamo in decisa direzione nord e con un percorso logico siamo velocemente sullo spartiacque. Ora un breve tratto di cresta verso sud est ci porta sul dolce pendio finale e in breve siamo in vetta. La giornata è stupenda e il nostro sguardo spazia tra decine di montagne intorno che le recenti nevicate hanno reso di un bianco accecante. Bormio nella valle appare piccolo e lontanissimo, ma ovviamente lo sguardo è catturato principalmente dalla vicina Cima Piazzi, imponente e accattivante. E’ ora di scendere: dalla cima ci spostiamo un poco a destra e giù per ripidi pendii in polvere fiabesca: ci spostiamo poi più verso sinistra e saranno ancora distese ampie e favolose sempre in polvere da urlo. In breve siamo sul pianoro dell’Alpe Borron che raggiungiamo con qualche spinta: li ci giriamo per ammirare ancora una volta la Cima Piazzi…. chissà che non sia l’anno buono di rifarla dopo esattamente vent’anni! Ora il rientro dalla stradina con qualche spinta e il portage fino alla macchina: dopo una giornata e una sciata così non è assolutamente un rientro faticoso.
Con Andrea Rocchetti, Corrado Cavalli, Milesi Fabrizio, William Boffelli e Alberto Pedretti.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 19 km. con un dislivello + di 1540 mt.
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
Come sempre siamo prestissimo a Bormio, un buon caffè e siamo subito a Valdidentro. Non sappiamo le condizioni della strada che sale verso le Baite Borron e nel dubbio optiamo per la classica salita e quindi da San Carlo (piccola frazione di Semogo) scendiamo per una stradina fino al Torrente Bormina – Ponte della Valle mt. 1511 dove lasciamo la macchina. Oltrepassiamo il corso d'acqua e ci incamminiamo sulla ripida mulattiera; in circa mezz’ora siamo alla Madonna di Presedont. Grazie alla provvidenziale nevicata degli ultimi giorni riusciamo a calzare subito gli sci e, seguendo la strada carrareccia attraverso un bosco di larici e abeti, arriviamo alle Baite Borron. La Cima Piazzi, che già ci si era mostrata durante la salita della strada, ora si presenta in tutta la sua imponenza: davvero stupenda !!!! Superate le baite continuiamo a mezzacosta fino a un vasto pianoro: pieghiamo ora verso sinistra immettendoci in un ampio vallone che sale tra un bordo morenico e le pendici occidentali del Corno di San Colombano. Saliamo in decisa direzione nord e con un percorso logico siamo velocemente sullo spartiacque. Ora un breve tratto di cresta verso sud est ci porta sul dolce pendio finale e in breve siamo in vetta. La giornata è stupenda e il nostro sguardo spazia tra decine di montagne intorno che le recenti nevicate hanno reso di un bianco accecante. Bormio nella valle appare piccolo e lontanissimo, ma ovviamente lo sguardo è catturato principalmente dalla vicina Cima Piazzi, imponente e accattivante. E’ ora di scendere: dalla cima ci spostiamo un poco a destra e giù per ripidi pendii in polvere fiabesca: ci spostiamo poi più verso sinistra e saranno ancora distese ampie e favolose sempre in polvere da urlo. In breve siamo sul pianoro dell’Alpe Borron che raggiungiamo con qualche spinta: li ci giriamo per ammirare ancora una volta la Cima Piazzi…. chissà che non sia l’anno buono di rifarla dopo esattamente vent’anni! Ora il rientro dalla stradina con qualche spinta e il portage fino alla macchina: dopo una giornata e una sciata così non è assolutamente un rientro faticoso.
Con Andrea Rocchetti, Corrado Cavalli, Milesi Fabrizio, William Boffelli e Alberto Pedretti.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 19 km. con un dislivello + di 1540 mt.
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
Il video del percorso
Riprese e montaggio video di Corrado Cavalli
Gita effettuata il 30.04.2017
Trasferta in terra francese per parte del gruppo: due giorni nella zona del massiccio dell’Argentière, nel gruppo del M. Bianco
Aiguille d'Argentière mt. 3901 (Francia)
Arrivati a Chamonix di prima mattina ci dirigiamo subito al paese di Argentière, pochi chilometri a nord. Da qui prendiamo la prima corsa della funivia che ci porta quasi in cima all’Aiguille des Grands Montets. Già da lì il panorama è spettacolare, la cima del Monte Bianco risplende nell’azzurro del cielo. Vediamo già benissimo il nostro itinerario che ci porterà in cima all’Aiguille d’Argentière. Un vento freddo e fastidioso ci fa partire senza indugi e abbandonata quasi subito la pista da sci scendiamo sul Ghiacciaio des Rognons passando sotto la ripida parete dell’Aiguille Verte, in alcuni punti “verde” per il ghiaccio vivo. Infatti anche qui, pure a queste quote, la situazione neve è abbastanza critica e non sembra abbia nevicato molto più che da noi. In breve tocchiamo l’enorme Ghiacciaio d’Argentière che tagliamo trasversalmente portandoci sul suo lato destro orografico a ca. 2600 mt.: siamo quindi all’inizio della traccia di salita e ci dirigiamo nell’evidente vallone sul Ghiacciaio di Milieu. La salita si svolge in un ambiente bellissimo…. sembra di essere in un enorme corridoio in salita con il pavimento di neve e ghiaccio e le pareti fatte di granito. Si procede abbastanza velocemente in quanto la pendenza è abbastanza costante ed in breve arriviamo alla crepaccia terminale dove, messi gli sci nello zaino, con ramponi e picozza saliamo il ripido e lungo pendio finale che infine ci porta alla sella ed in breve per una esposta cresta nevosa siamo sulla spaziosa cima a quota 3901 mt. La soddisfazione è enorme, il panorama lascia senza fiato e la giornata è bellissima!!! Non sappiamo più da che parte girarci talmente tante sono le cime, le valli, i ghiacciai, le pareti da guardare e alle quali dare un nome. Ora si scende e lo facciamo con gli sci ai piedi cercando di stare più sulla destra dove la neve ha preso più sole anche se è ancora dura; la parte sicuramente più impegnativa è più sotto nell’imbuto in mezzo alle rocce dove la neve è piuttosto rovinata e scalinata, quindi ancora più dura… tratto impegnativo e non banale con pendenze sicuramente superiori ai 45°. Fortunatamente oltre la strettoia, pur con pendenza sempre sostenuta, la qualità della neve migliora e il pendio più aperto aiuta a lasciarsi andare un po’. Dopo la terminale, che si supera agevolmente, la pendenza cambia decisamente e su bella neve primaverile scendiamo su pendii divertentissimi sino a quasi sul ghiacciaio e lì giriamo a sinistra per risalire brevemente fino al Rifugio dell’Argentiere posto a mt. 2771 dove passeremo la notte. Di fronte al Rifugio un panorama unico : partendo da destra le pareti nord dell’Aiguille Verte, Les Droites e Les Courtes incutono timore solo guardarle.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve assolutamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Gita classificata OSA anche per le condizioni del canale finale; dislivello + 1680 mt.
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve assolutamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Gita classificata OSA anche per le condizioni del canale finale; dislivello + 1680 mt.
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
Vista panoramica da Aiguille d'Argentière mt. 3901
Gita effettuata il 06.04.2017
Traversata: Argentière - Le Tour (Francia)
Partenza dal Rifugio dell’Argentière la mattina dopo con il primo chiaro e ci dirigiamo in discesa sul Ghiacciaio d’Argentière. Superato l’imbocco del Ghiacciaio di Milieu (da noi percorso il giorno prima) raggiungiamo il vallone successivo e cominciamo a salire sul Ghiacciaio di Chardonnet dove la presenza di tanti sassi che affiorano ci fa apparire ancora una volta evidente la poca neve caduta. Subito si sale su pendi molto ripidi e ghiacciati che se da un lato ci impegnano molto dall’altro ci permettono di guadagnare quota abbastanza velocemente. Ogni tanto uno sguardo all’Aiguille Verte alle nostre spalle è doveroso: pian piano viene illuminato dal sole nascente in un’esplosione di luce. In breve siamo sotto al Col du Chardonnet mt. 3323 che raggiungiamo togliendo per pochi metri gli sci. La discesa dal colle, alquanto ripida, viene facilitata dalla presenza di una corda fissa che ci permette di non utilizzare la corda che abbiamo portato con noi: quindi sci nello zaino, ramponi, picozza, un prusik e rapidamente scendiamo in fondo al canale raggiungendo il Ghiacciaio di Saleina e di nuovo restiamo colpiti dall’immensità del panorama. Ora scendiamo su bella neve per qualche decina di metri e ci dirigiamo con decisione verso nord est con un lungo traverso; ignoriamo alla nostra sinistra la possibilità di salire alla Fenetre du Tour e costeggiando la base rocciosa della Grande Fourche raggiungiamo un vasto pianoro glaciale dove, rimesse le pelli, puntiamo decisamente a nord per raggiungere la Fenetre de Seleina mt. 3263 anche questa per un ripido canale che non riusciamo a percorrere sci ai piedi. Dalla Fenetre altra vista mozzafiato sul Ghiacciaio di Trient e altre cime tra cui la Aiguille du Tour e le Aiguilles Dorees; ora con un altro traverso, passando sotto i pendi della Petite Fourche e della Tete Blanche, ci dirigiamo verso il Col du Tour mt. 3281, ultima “porta” della nostra traversata. A differenza dell’altro questo colle non è attrezzato se non con un punto di sosta quindi dobbiamo usare la nostra corda e ci caliamo in doppia dal non troppo lungo canale ma che troviamo ripido e , in quanto in ombra, abbastanza ghiacciato. In breve siamo sul Ghiacciaio di Tour, che ci colpisce per la vastità e per i bei pendi costanti: ora ci aspetta solo la discesa verso il paese di Le Tour mt. 1450 . La discesa, di ben 1800 mt. dislivello, si svolge in un panorama stupendo e su vasti pendii, lasciandoci alla nostra sinistra il massiccio dell’Aiguille du Chardonnet e alla nostra destra l’Aiguille du Tour. Più in basso scorgiamo a destra nella valle il Rifugio Albert I mt. 2706 e sotto di lui bellissimi seracchi. Ora la discesa si fa ancora più bella perché la pendenza aumenta e la neve tiene benissimo; il paesino di Le Tour prima appena un puntino ora si ingrandisce sempre più. In breve siamo in fondo alla valle e in due minuti a piedi siamo in paese, stanchi ma come sempre molto felici, giusto per prendere la navetta che ci riporterà ad Argentière.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve assolutamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Gita classificata OSA; lo sviluppo è di 19 km. con un dislivello + di 1100 mt. e dislivello - di 2000 mt.
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve assolutamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Gita classificata OSA; lo sviluppo è di 19 km. con un dislivello + di 1100 mt. e dislivello - di 2000 mt.
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
Gita effettuata il 07.04.2017
Pizzo degli Uomini mt. 2895 dalla Valle di Caronno (SO)
Mega gitone nel parco delle Orobie Valtellinesi, in una zona in cui si trovano le cime più elevate della catena, fra cui spiccano i classici Pizzo Redorta e la Punta di Scais e si trovano i due ghiacciai di Porola e Redorta. Questo paradiso, dove l’ambiente è davvero severo, selvaggio e solitario, offre il meglio dal punto di vista alpinistico. L’anfiteatro delle vette che coronano la Val di Caronno sono di una bellezza che tolgono il fiato; sono tutte visibili dal fondo valle, tranne la nostra meta che sembra voglia nascondersi alla vista. Al termine dell’impegnativa salita, il gruppo al completo arriva in punta alla piramide che, dai suoi 2895 metri, regala un’incredibile panorama sui colossi delle Orobie e sulle Alpi Retiche. Arrivando da Morbegno, al termine della tangenziale di Sondrio imbocchiamo la strada per Piateda, per poi salire a Piateda Alta, Pam, Vedello ed infine Agneda (mt 1230). Da quest’ultima località, proseguiamo lungo la stradina sterrata che s’inoltra nella piana del Torrente Caronno per qualche centinaio di metri, fino al parcheggio di un’area picnic: oltre non è possibile andare per i veicoli non autorizzati. Partiamo verso la nuova avventura a piedi per alcuni minuti, ma poco più avanti calziamo gli sci e risaliamo alcuni tornanti, fino ad un ponticello dove è segnalata la direzione verso il Rif. Mambretti. Percorrendo con gli sci nello zaino il sentiero estivo che conduce al rifugio, passiamo dalla diga del Lago di Scais (mt. 1494) costeggiandolo fino alle Case di Scais; qui ricalziamo gli sci uscendo poco più sopra in un largo pianoro dove è adagiata la Baita Caronno (mt. 1612). Superato un ponticello di legno, decidiamo di rimontare un ripido versante in un rado bosco di larici, piegando poi a sinistra verso L’Alpe Rodes (mt. 1920). Saliamo ora sulla quota che sovrasta il rifugio, puntando successivamente ai piedi del Pizzo Biorco; ad un largo terrazzamento inclinato continuiamo a salire lungo ripidi pendii, compiendo una diagonale verso destra, andando a passare alla base della parete rocciosa. L’ultimo scivolo molto pendente porta ad una piccola sella dove depositiamo gli sci. Aggiriamo la montagna verso sud, arrampicandoci lungo un canalino che porta al passaggio più delicato dell’ascesa: bisogna superare una breve ma strapiombante cengia che permette di accedere agli ultimi 40 metri verso la cima. Per affrontare in sicurezza questo tratto particolarmente insidioso, Andrea e Ivan con grande maestria attrezzano una corda fissa, permettendoci di arrivare velocemente e senza problemi sulla vetta. Il colpo d’occhio sui “giganti orobici” è superlativo: Pizzo di Scotes, vedretta di Porola, Pizzo di Coca e Redorta sono talmente vicini che sembra di toccarli con mano, mentre più in lontananza le Orobie Bergamasche sono dominate dai Diavoli. Dopo aver condiviso questo momento di felicità con tutti i componenti del gruppo è ora di scendere. Ripercorrendo a grandi linee la via di salita, ci aspetta una fantastica e lunga sciata: nel primo tratto la neve è leggermente crostosa ma appena più in basso diventa primaverile, facendoci sbizzarrire in una serie interminabile di serpentine. Purtroppo a quota 1800 metri la situazione cambia improvvisamente, poichè per arrivare alla Baita Caronno, la “ravanata” è garantita; ora per rientrare al punto di partenza non rimane che trasportare gli sci a spalla. La soddisfazione per avere messo questo gioiello delle Orobie nel “carniere” è grande e rimarrà fra i ricordi più belli di ognuno di noi.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve assolutamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 18 km. con un dislivello + di 1680 mt.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve assolutamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 18 km. con un dislivello + di 1680 mt.
Vista panoramica dal
Pizzo degli Uomini mt. 2895
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Video in discesa
di Ivan Capelli
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Gita effettuata il 25.03.2017
Il gruppo "percorsiMTBvalbrembana" in Corsica
Corsica …. Terra di frontiera
Frontiera fra la terra e il mare, dove il bianco della neve si confonde con il luccichio delle onde.
Frontiera perché è una terra dura e selvaggia e, soprattutto tra le montagne, si è davvero soli.
Frontiera perché qui i lunghi avvicinamenti, la mancanza di gente, l’isolamento dei luoghi
rendono lo scialpinismo quasi uno sport di pionieri.
Frontiera fra la terra e il mare, dove il bianco della neve si confonde con il luccichio delle onde.
Frontiera perché è una terra dura e selvaggia e, soprattutto tra le montagne, si è davvero soli.
Frontiera perché qui i lunghi avvicinamenti, la mancanza di gente, l’isolamento dei luoghi
rendono lo scialpinismo quasi uno sport di pionieri.
Otto amici, un grande gruppo: “percorsiMTBvalbrembana” sul tetto della Corsica, in una fantastica trasferta fra cielo e mare in cinque intense giornate dove abbiamo condiviso ogni momento, vissuto quasi senza respiro. Dopo la bella spedizione dello scorso anno sull’Etna in Sicilia, questa volta prendiamo con entusiasmo la proposta di Fabrizio verso l’isola francese. In questi giorni abbiamo modo di respirare quest’aria col sapore di sale, rimanendo abbagliati dalla sorprendente bellezza dell’isola dove la natura è la vera protagonista. Quando si parla di Corsica istintivamente si pensa al mare: qualcuno di noi già la conosceva e aveva grandi aspettative, ma la realtà ha superato di gran lunga ogni previsione. Partendo dal basso si esce da ombreggiate foreste di faggi e pini, per poi salire lungo impegnativi versanti e canaloni che portano su vette a volte spesso non banali, e da dove si catturano panorami unici verso il mare e ambienti alpini di alta quota a tutti gli effetti. Dopo la partenza dalla Val Brembana in pulmino partiamo col traghetto da Livorno per Bastia, da dove ci trasferiamo a Corte, nostro campo base.
Al termine dell’avventura con un po’ di nostalgia lasciamo questo paradiso per chi ama lo scialpinismo e la montagna in genere : non ce ne rendevamo conto bene, ma il fascino della natura selvaggia e dei silenzi dell’isola avevano ormai preso il nostro cuore.
Al termine dell’avventura con un po’ di nostalgia lasciamo questo paradiso per chi ama lo scialpinismo e la montagna in genere : non ce ne rendevamo conto bene, ma il fascino della natura selvaggia e dei silenzi dell’isola avevano ormai preso il nostro cuore.
Arrivo a Bastia - Corsica
Monte Cinto mt. 2706 da Lozzi (Corsica)
Il Monte Cinto con i suoi 2706 mt. è il tetto della Corsica e si trova nella regione nord-ovest; essendo il più alto dell’isola è la vetta maggiormente panoramica e quindi rende la meta ambita e frequentata specialmente nella stagione estiva. In auto imbocchiamo la tormentata D48 che attraversa le selvagge ed affascinanti gole della “Scala di Santa Regina” fino ad arrivare a Calacuccia e successivamente a Lozzi (mt. 1040), paesino situato sopra il Lago di Calacuccia; saliamo ora per una stradina sterrata che a tornanti sale rapidamente sul versante soleggiato in direzione del Refuge de L’Erco, raggiungendo quota 1470 metri dove parcheggiamo. Poche centinaia di metri più avanti calziamo già gli sci e sfioriamo la Capanna Bergerie de Petra Pinzuta (mt. 1560); tenendo verso destra aggiriamo il largo dosso, cercando il passaggio fra le rocce con un lungo diagonale fino ad attraversare la valle nelle vicinanze del piccolo Refuge del l’Erco a mt. 1667. Rimontiamo in direzione ovest il vallone fra il Monte Cinto e il Capu Falu su pendenze sempre più ripide, puntando direttamente verso il Lac du Cinto situato a metri 2289. Insistendo con una serie di curve raggiungiamo Punta des Eboulis, (mt. 2607) e poco più avanti depositiamo gli sci su un piccolo pianoro. Con piccozza, ramponi, imbrago e molta cautela percorriamo l’affilata e esposta cresta, utilizzando per sicurezza in alcuni tratti ghiacciati sul versante nord anche la corda fino ad arrivare ad una anticima del monte, da dove è possibile vedere la vetta ancora parecchio distante. Scendiamo ora sul versante sud per circa 80 mt. di dislivello, compiamo un delicato taglio orizzontale alla base di alcune roccette, per poi arrampicarci sul ripido pendio nevoso che porta finalmente alla vetta . La soddisfazione è tanta e ci abbracciamo felici : siamo sul punto più alto della Corsica in un ambiente spettacolare: dai suoi 2706 metri è possibile avere uno sguardo generale sull’enorme catena montuosa, sulle coste dell’isola e sul mare che contrasta con il bianco della neve. Effettuiamo la discesa ripercorrendo le nostre tracce fino al punto di partenza sciando su un ottimo firn mollato al punto giusto; giunti al pulmino brindiamo entusiasti per avere messo nel carniere la montagna simbolo della Corsica.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 16,5 km. con un dislivello + di 1643 mt. (secondo dove si arriva con le auto).
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 16,5 km. con un dislivello + di 1643 mt. (secondo dove si arriva con le auto).
Vista panoramica dal Monte Cinto mt. 2706
Gita effettuata il 11.03.2017
Monte A Maniccia mt. 2496
Monte Rotondo mt. 2622 (Corsica)
L’obiettivo successivo della nostra trasferta è il Monte Rotondo (mt. 2622), seconda vetta più alta della Corsica dopo il Monte Cinto. Avevamo pianificato l’itinerario dal versante nord, salendo cioè dalla turistica Vallè de la Restonica che si dirama da Corte, ma una recente alluvione ha fatto crollare un ponte interrompendo la via di comunicazione. Perciò decidiamo di effettuare l’ascensione dal versante opposto, più lunga ma meno frequentata ma che si rivelerà comunque molto bella grazie alla varietà degli ambienti attraversati. Arrivando da Corte, pochi chilometri dopo Venaco, appena prima dell’altissimo viadotto imbocchiamo la stradina D723 che a destra s’infila nello spettacolare canyon, dove scorre il Torrente Verjello. Arrivati a quota 1055 metri la viuzza termina lasciando il posto ad un sentiero, dove non resta altra alternativa che caricarci gli sci a spalla. Ci addentriamo nella fitta foresta seguendo fedelmente il sentiero ben marcato camminando per circa 45 minuti, ma appena la vegetazione si dirada e la neve diventa continua calziamo gli sci. Passiamo da Bergeries de Gialghello e risaliamo il ripido pendio fino alla Bocca Tribali, (mt. 1590) ove la vista si apre su una serie di vette imbiancate e selvagge; continuiamo in falso piano immersi in una particolare vegetazione dove spiccano alcuni bellissimi esemplari di pino loricato, sfioriamo Bergeries Muraccioli, arrivando poi ad un bivio che coincide con la connessione dell’itinerario al GR20. Proseguiamo passando da Bergeries de Gialgo arrivando così in breve poco sopra il Refuge de Petra Piana, (mt. 1842) posto tappa del GR20; aggirando enormi blocchi rocciosi piatti, guadagniamo quota nella Valle di Pietra Piana, costeggiamo il Piano di Gialgo e continuiamo dirigendoci direttamente alla cima A Maniccia, che dai suoi 2496 metri è un balcone panoramico perfetto sulla nostra meta più importante. Dopo una breve pausa iniziamo a sciare sulla dorsale, buttandoci poi in un verticale canalino che ci permette di arrivare proprio sul Lago Bellebone (mt. 2321). Rimesse le pelli riprendiamo la salita sul ripido pendio che porta al Col du Fer de Lance, dove spicca un grande monolite. Lasciati gli sci poco oltre il colle, proseguiamo con piccozza e ramponi affrontando la faticosa parte finale che con passaggi in cresta e delicati tagli di canaloni ci porta sulla fantastica vetta a quota 2622 metri. La soddisfazione e l’emozione è grande: tutto attorno a noi si estende a perdita d’occhio la grande catena montuosa che taglia l'isola da NO a SE, tuffandosi poi nel mare dalle meravigliose spiagge. A malincuore iniziamo a scendere verso il “gendarme roccioso”, da dove ha inizio un’eccitante sciata su neve remollata al punto giusto, regalandoci strepitose serpentine sui bei pendii lungo la Valle di Monte Rotondo. In corrispondenza di Bergeries de Muraccioli ci ritroviamo sulle tracce della mattina che seguiamo fino al punto di partenza. Giunti al pulmino brindiamo con abbondante birra Còrsa al grande obiettivo raggiunto che ci ha regalato emozioni indimenticabili.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 18 km. con un dislivello + di 1816 mt.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 18 km. con un dislivello + di 1816 mt.
Vista panoramica dal
Monte A Maniccia mt. 2496 |
Vista panoramica dal
Monte Rotondo mt. 2706 |
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Gita effettuata il 12.03.2017
Monte Renoso mt. 2352 da Capannelle - Ghisoni (Corsica)
Quella che avrebbe dovuto essere un’uscita soft e tranquilla, pensata per recuperare le fatiche fisiche delle escursioni precedenti, alla fine si è rivelata come la classica ciliegina sulla torta. Anche il tempo è dalla nostra parte: le previsioni meteo preannunciavano una giornata piovosa, mentre invece subito dal mattino splende un bellissimo sole. Non ci facciamo perciò scappare questa opportunità, mettendo nel mirino l’ultima scialpinistica in terra Còrsa: il Monte Renoso con i suoi 2352 metri è il punto culminante del massiccio che porta il suo nome. Partiamo per un chilometrico avvicinamento sempre da Corte lungo la N193 verso sud, superiamo Vivario e poi, tramite la panoramica D69 valichiamo il Col de Sorba giungendo a Ghisoni. Proseguiamo ancora per un tratto fino ad un bivio, dove prendiamo a destra una strada di montagna: dopo 15 km finalmente arriviamo alla Stazione sciistica Capannelle (mt. 1580). La neve è tanta, per cui siamo subito con gli sci ai piedi lungo la pista e, lasciando gli impianti sulla destra, passiamo alla base di un particolare sperone roccioso chiamato A Petra Niella, aggirandolo sulla sinistra. Mantenendo la stessa direzione ci alziamo fra ampie dorsali e grandi plateau; usciti da un dosso improvvisamente scorgiamo la nostra meta, della quale ci colpisce la maestosità con l’imponente parete rocciosa e ghiacciata che non ha niente da invidiare ad un 4000 nelle Alpi. Continuando sopra il Lac de Bastani un ripido pendio porta a Punta A’ Bacinellu, dove ci troviamo in un ambiente davvero particolare: il fondo è completamente ghiacciato e irregolare, come fossero piccole onde del mare, causate probabilmente dai forti venti e dall’escursione termica. Con le pelli di foca che hanno poca aderenza, procediamo verso sud sulla lunga piatta dorsale con difficoltà, ma in breve siamo sul punto più alto dove ci attende a 2352 metri la nostra meta, il Monte Renoso, con la croce semi incappucciata nel ghiaccio. Anche oggi il panorama è stupendo: tutto attorno bellissime montagne, con il Monte Doro e il Monte Cinto che spiccano, poi il mare all’orizzonte che riflette la luce dl sole. Iniziamo la discesa su neve marmorea per un breve dislivello, poi decidiamo di scendere per un ripido canale a nord dove il fondo duro raccomanda molta attenzione. Fantastico è l’ambiente alpino che ci circonda: la grande parete verticale è ricoperta di disegni e sculture di ghiaccio, avvolta in un’atmosfera magica. Scivoliamo sul caratteristico Lac de Bastani (mt. 2092) a forma di cuore, dove ripelliamo per guadagnare la quota situata sulla destra di Punta A’ Bacinellu; lasciamo correre gli sci sul largo dosso, infilandoci poi in uno scosceso canalino che porta ad una successione di divertentissimi valloncelli e larghi spazi, su spettacolare firn. Insieme ad un mare di nuvole che sale dal fondovalle, la nostra avventura sull’isola si avvia alla conclusione: disegnando le ultime serpentine, ognuno di noi lascia su questa neve con il sapore di mare, i momenti più belli vissuti in questi giorni.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 9,4 km. con un dislivello + di 929 mt.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 9,4 km. con un dislivello + di 929 mt.
Vista panoramica dal Monte Renoso mt. 2352
Video completo della trasferta in Corsica di Corrado Cavalli
Gita effettuata il 13.03.2017
Cà San Marco - Monte Ponteranica Orient. mt. 2378 Valle di Bomino
In questo inverno avaro di neve, decidiamo di rispolverare un itinerario che solitamente viene effettuato in stagione avanzata: anche in questa occasione non ha deluso, regalandoci grandi emozioni. Una volta superata la nota casa cantoniera del Passo di San Marco, il tracciato è disegnato in un ambiente poco frequentato con gli sci, sul crinale che separa la Val Brembana dalla Valtellina; sono luoghi meravigliosi e incontaminati delle Orobie, dove è ancora possibile vivere un rapporto autentico con la natura selvaggia, vera protagonista. Partiamo da Madonna delle Nevi (mt. 1300) lungo la strada che conduce al Passo San Marco; tagliando alcuni tornanti siamo velocemente al Rif. San Marco 2000, passiamo accanto alla vecchia casa cantoniera e da lì possiamo vedere gran parte del percorso, con le montagne già illuminate dal primo sole. Dopo un lungo traverso e una serie di dietro front per superare l’ultimo ripido pendio arriviamo al Passo di Verrobbio (mt. 2026), larga sella che collega le due vallate. Su pendenze impegnative puntiamo ora direttamente verso la vetta, guadagnando quota nel largo vallone esposto a nord e zizzagando fra grossi massi; a causa della poca neve l’ultimo tratto si presenta un poco difficoltoso, ma ben presto siamo sulla panoramica cima del Monte Ponteranica Orientale, a mt. 2378. Tolte le pelli ripercorriamo per poco le tracce di salita, per poi dirigerci a piedi sul filo della facile cresta che porta ad una quota intermedia dello spartiacque: ci aspetta ora una fantastica discesa tutta per noi, su 30 cm. di neve farinosa e integra. Dopo aver tagliato alla base il Pizzo della Nebbia, imbocchiamo un ripido e lungo canale che scende dritto in Valle di Bomino: lo percorriamo lasciando le nostre firme fin dove la valle spiana incontrando il torrente. A questo punto non resta alternativa che ripellare e con larghe curve rimontiamo sul versante soleggiato della vallata, andando a raggiungere di nuovo il Passo di Verrobbio. Ora su neve trasformata scivoliamo fino al Pianoro dell’Acquanera, passando successivamente sopra il Lago Valmora; tramite la strada di servizio del lago risaliamo alla Casera Ancogno, per poi ritornare velocemente al punto di partenza seguendo la carrozzabile.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 19,5 km. con un dislivello positivo di 1720 mt.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 19,5 km. con un dislivello positivo di 1720 mt.
Il video del percorso
Riprese e montaggio video di Corrado Cavalli
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Vista panoramica dal M. Ponteranica mt. 2378
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Gita effettuata il 18.02.2017