Il gruppo "percorsiMTBvalbrembana" sulle Alpi tirolesi dell'Ötztal (Austria)
Per il quarto anno consecutivo aspettiamo con ansia la trasferta primaverile di scialpinismo, diventato ormai appuntamento fisso per il nostro gruppo “percorsiMTBvalbrembana”. Questa volta la voglia di esplorare e conoscere nuove vette ci porta oltre i confini: sogniamo di sciare nella Ötztal tra le montagne più alte dell’Austria, vero paradiso per gli appassionati delle alte quote. La valle incantata a monte di Innsbruck, nel Tirolo austriaco, ci accoglie nel modo migliore: giornate terse con il cielo blu luminoso, innevamento sicuro ed eccellente, panorami con viste sconfinate sui profili delle montagne.... un mix perfetto per escursioni che rimarranno certamente fra i nostri ricordi più belli. Un grazie a Ivan per l’ottima organizzazione logistica e per “averci guidato”, con grande esperienza, nei territori di Ötzi, la mummia del ghiacciaio.
"Primo giorno" da Vent: Martin Busch Hütte mt. 2501
Lasciata la Val Brembana di buon mattino, entriamo in Austria attraverso il Passo del Brennero e scendiamo a Innsbruck, dove percorriamo un tratto della Valle dell’Inn imboccando poi la lunga Ötztal. Superata Sölden continuiamo per la Ventertal fino al grazioso paesino di Vent (mt. 1896) abbracciato dalle impressionanti montagne delle Alpi dell’Oetztal. Dopo una succulenta merenda partiamo nel primo pomeriggio direttamente con gli sci ai piedi dalle case del villaggio, seguendo la stradina battuta che va ad infilarsi nella Niedertal costantemente sulla sinistra orografica rispetto l’alveo del torrente. Dalla Niedertal Alm (mt. 2134) inizia un lunghissimo e noioso mezzacosta che taglia tutta la valle, rendendo scomoda la progressione e mettendo a dura prova i piedi negli scarponi. Camminando con la splendida vista della parete nord del Similaun sullo sfondo, arriviamo finalmente alla Martin Busch Hütte, (mt. 2501) dove dalla terrazza, bevendo una buona birra, vediamo il sole tramontare dietro i severi profili delle montagne.
L’itinerario deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; lo sviluppo è di 8 km. con un dislivello + di 605 mt.
L’itinerario deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; lo sviluppo è di 8 km. con un dislivello + di 605 mt.
Vista panoramica dalla Martin Busch Hütte
Gita effettuata il 28.03.2019
"Secondo giorno" dalla Martin Busch Hütte:
Similaun mt. 3599 - Hauslabkogel mt. 3403
Lasciamo il rifugio con i primi raggi di sole che illuminano già le cime, iniziando a far scorrere le pelli di foca nell’ombroso e semi-pianeggiante Vallone del Niederjochbach. Arrivati a circa 2800 metri di quota pieghiamo a sinistra verso sud, andando ad affrontare un ripido gradone che permette di toccare il Ghiacciaio del Niederjochferner; puntando direttamente verso la vetta arriviamo sull’ampia dorsale che risaliamo fin dove possibile, depositando poi gli sci a circa 3450 metri. Con piccozza e ramponi affrontiamo la cresta nord occidentale che restringendosi sempre di più, termina sulla panoramicissima vetta, caratterizzata dalla grande croce metallica. Con i suoi 3599 metri d’altezza, il Similaun è una delle destinazioni più popolari per gli scialpinisti nelle Alpi Venoste, ed è posto a cavallo fra la Val Senales dell’Alto Adige e l’Austria. Ritornati agli sci iniziamo a scendere ricalcando a grandi linee le tracce di salita, fermandoci nella parte alta del vallone per cambiare assetto. Il secondo obiettivo di giornata è l’Hauslabkogel che, con i suoi splendidi fianchi, ci aveva affascinati ammirandolo dalla Capanna Martin Busch. Passando sotto l’Hauslabjoch, rimontiamo il versante soleggiato compiendo zig zag sempre più ripidi, fino ad una sorta di sella inserita sul crinale; con pochi passi siamo sulla centrale cima a 3403 metri di quota, da dove sembra di toccare il Similaun appena salito e il bellissimo spartiacque formato dalla Punta di Marzel e dalle Cime Nere. Con l’ardito profilo della Finalspitze a fianco ci buttiamo sul versante opposto lungo il piccolo Ghiacciaio Sayferner, perdendo quota in un’entusiasmante sciata in neve polverosa. Scodinzolando ci avviciniamo al rifugio; dopo un ultimo sguardo rivolto all’indietro, non resta che ripercorrere in senso contrario la carrareccia che corre nella Niedertal, andando a chiudere questa fantastica due giorni brindando con una meritata caraffa di birra.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche, esperienza d'alta quota e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 24,2 km. con un dislivello positivo di 1820 mt.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche, esperienza d'alta quota e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 24,2 km. con un dislivello positivo di 1820 mt.
Vista panoramica dal Similaun mt. 3599 |
Vista panoramica dal Hauslabkogel mt. 3403 |
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Gita effettuata il 29.03.2019
"Terzo giorno" da Stablein: Wildspitze mt. 3774 Petersenspitze mt. 3482
Dopo le cime raggiunte il giorno precedente, non possiamo nascondere che l’obiettivo principale della nostra trasferta è certamente la vetta del Wildspitze, situata a 3774 metri di quota: la più alta del Tirolo e la seconda dell’Austria dopo il Grossglockner. La fortuna continua ad essere dalla nostra parte: dopo una notte stellata il mattino è ancora limpido, e la marcata silhouette della “punta selvaggia” già illuminata dal sole domina Vent, il paese degli alpinisti. Poiché la gita è molto lunga e impegnativa, e anche per concatenare eventualmente un’altra cima, decidiamo di usufruire della seggiovia fino alla stazione a monte Stablein, (mt. 2365) da dove partiamo in discesa perdendo un po' di quota. Iniziamo dunque a salire, passiamo nelle vicinanze della Breslaer Hütte, (mt. 2844) e poi mantenendo direzione nord–ovest entriamo nella larga Valle del Mitterkar, fino a toccare la vedretta Mitterkarferner. Con impressionanti forme rocciose sopra di noi che incutono timore e rispetto arriviamo alla base di un ripidissimo canale che affrontiamo attrezzati di piccozza e ramponi, superandolo con attenzione e tecniche alpinistiche. Scavalcata la sella del Mitterkarjoch, (mt. 3470) rimettiamo gli sci e piegando a destra ci ritroviamo sul maestoso Ghiacciaio Taschachferner; prima facciamo un traverso, poi in modo più deciso guadagniamo la dorsale occidentale, dove depositiamo gli sci e calziamo i ramponi. Progrediamo lungo la cresta, incontrando nella prima parte tratti di ghiaccio, poi alcuni passaggi su roccia ci portano alla bella e imponente croce del Wildspitze che tocchiamo con grande emozione; dai suoi 3774 metri domina incredibilmente con una vista aerea vastissima tutte le vette di confine, le Dolomiti e le cime della vicina Val Senales. Ripercorriamo il crinale e scendiamo sul ghiacciaio, riportandoci nelle vicinanze del Mitterkarjoch; passiamo ai piedi della parete rocciosa del Hinterer Brochkogel e poi, rimesse le pelli, puntiamo direttamente alla cima nevosa del Petersenspitze (mt. 3482). Da questa prospettiva privilegiata ammiriamo il Wildspitze appena salito, rimanendo senza parole per la sua bellezza. Ora ci aspetta un’interminabile e fantastica sciata fra panorami da cartolina e pendii da favola : valicato il ripido Brochkogeljoch scendiamo sul Kleiner Vernagtferner, abbassandoci fino a vedere la Vernagt Hütte (mt. 2755) situata sulla dorsale. Ricalcando indicativamente il sentiero estivo nr. 920 siamo al piccolo villaggio di Rofen (mt. 2014); grazie ad un ponte fatto di cavi d’acciaio sospeso sul profondo canyon, ci portiamo ora sul lato destro orografico della valle e possiamo sfruttare la stradina battuta che, sci ai piedi, riporta rapidamente a Vent. E qui per festeggiare nel migliore dei modi l’ottima riuscita della trasferta austriaca, “affoghiamo” nuovamente la felicità con abbondante birra.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche, esperienza d'alta quota e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 24,8 km. con un dislivello positivo di 1432 mt.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche, esperienza d'alta quota e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 24,8 km. con un dislivello positivo di 1432 mt.
Vista panoramica da Wildspitze mt. 3774 |
Vista panoramica da
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Gita effettuata il 30.03.2019
Cima Ovest di Caronella (mt. 2796) dalla Val Caronella
L’idea per questo fine settimana era una gita nella zona Passo del Sempione, ma la copiosa nevicata del giorno precedente che ha alzato fortemente il pericolo valanghe ci fa modificare il programma. Per non rischiare nulla rimaniamo sulle Orobie Valtellinesi con l’intento di scoprire la Val Caronella, ultima valle orobica salendo in Valtellina, vicina al Passo dell’Aprica. L’ambiente montano è di grande impatto estetico e cambia in continuazione: mentre nella prima parte, passiamo fra nuclei di baite adagiate su terrazzamenti semi pianeggianti, seguendo poi il corso del torrente ci ritroviamo di fronte ad un maestoso anfiteatro, coronato dal Monte Torena e dalle Cime di Caronella che chiudono la testata dell’ombrosa e selvaggia vallata. Purtroppo però lo splendido paesaggio contrasta con gli enormi tralicci dell’elettrodotto che, attraverso il Passo di Caronella portano l’energia elettrica verso la Pianura Padana, facendo perdere un poco di fascino a questa vallata. Sconfinando verso il soleggiato versante bergamasco, raggiungiamo la Cima Ovest di Caronella; dalla panoramica cresta di confine ci troviamo la solitaria conca del Barbellino ai nostri piedi, mentre dall’altro lato la vallata che sale da Tirano è dominata dalle Alpi Retiche. A questo punto le emozioni non sono però ancora finite: per la discesa decidiamo di “buttarci” in un adrenalinico ripido canalino esposto a nord, per poi sciare nei valloni che spianano sopra Malga Caronella. Dalla S.S. 38 a Teglio deviamo a destra, per poi raggiungere con una serie di tornanti, dopo circa 11 km., il piccolo abitato di Carona in Valtellina, (mt. 1162) dove parcheggiamo l’auto all’ingresso della frazione. Ci incamminiamo con gli sci nello zaino lungo la sterrata che con larghe curve s’infila nella Val Caronella; dopo una ventina di minuti iniziamo a fare scorrere gli sci passando prima per Prà Gianni (mt. 1339) e al termine di una piana dall’alpeggio di Prà della Valle (mt. 1363). Saliamo ora lungo il ripido sentiero fra i larici, affrontando l’evidente gradino roccioso che dà origine a una cascata ghiacciata; in vista dell’edificio dell’A.E.M. la pendenza si addolcisce, portandoci in breve fra le baite di Malga Caronella (mt. 1858) dove ci concediamo una pausa. Scivoliamo inizialmente sul pianoro, per poi riprendere la salita spostandoci a destra sulla dorsale dominata dalle strapiombanti pareti di Cima Tresciana. Guadagniamo quota seguendo la linea dei tralicci dell’alta tensione, compiendo poi un arco verso sinistra che ci orienta direttamente al Passo di Caronella (mt. 2612). Passiamo dietro il Rifugio A.E.M., e zigzagando lungo il pendio che s’impenna ripido, ci portiamo ad una finestra intagliata sullo spartiacque; tolti gli sci con molta cautela ci arrampichiamo fra le instabili roccette fino a raggiungere la sottile Cima Ovest di Caronella, situata a mt. 2796. Ritornati al deposito materiali ci affacciamo sullo scosceso e gelato scivolo, cimentandoci in un’attenta discesa e controllando ogni curva per evitare errori; al termine del lungo canalino sciamo più rilassati, andando a cercare i pendii migliori secondo l’esposizione. Passati da Malga Caronella, ripercorriamo lo stretto e complicato sentiero simile a un toboga fino a Prà della Valle, per poi chiudere rapidamente la bella escursione valtellinese fra le case di Carona.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 20,5 km. con un dislivello positivo di 1720 mt.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 20,5 km. con un dislivello positivo di 1720 mt.
Vista panoramica dalla Cima Ovest di Caronella
Gita effettuata il 16.03.2019
Cima della Malgina (mt. 2767) dalla Valle del Bondone
Mentre sul versante delle Prealpi Orobie Bergamasche crocus e primule annunciano la primavera, su quello Valtellinese è ancora pieno inverno. Nonostante i grossi dubbi sulla situazione d’innevamento che avremmo trovato, la scelta dell’itinerario non poteva essere più azzeccata: obiettivo di giornata è la Cima della Malgina, posta a mt. 2767. Con grande sorpresa dal caratteristico borgo di Bondone possiamo calzare subito gli sci e poi, grazie ad una stradina che sale agli alpeggi, riusciamo a guadagnare quota senza problemi. La zona è sconosciuta ad ognuno di noi; rimaniamo colpiti dallo scenario impervio e selvaggio della vallata, mentre in alto gli aperti spazi, offrono da un lato suggestivi panorami sui colossi della Val Seriana e sulle Alpi Retiche dall’altro. Merito dell’esposizione prevalente a nord, la recente nevicata ha reso l’ambiente ovattato riservandoci un paesaggio incantato. Una volta in vetta, scivoliamo fra pendii più o meno ripidi, in un’indimenticabile ed eccitante discesa sul polveroso manto nevoso, nel quale scolpiamo veloci curve per un divertimento al quadrato; sicuramente una delle più belle sciate dell’intero arco orobico valtellinese.
Dalla S.S 38 a Teglio deviamo a destra per Carona, ma all'ultimo tornante prima del paese lasciamo l’auto (a quota mt. 1100); ci incamminiamo lungo la strada che si stacca a destra, incontrando alcune difficoltà nel progredire a causa di insidiosi crostoni di ghiaccio. Giunti alla frazione di Bondone (mt. 1209) passiamo fra le case e imbocchiamo la carrareccia a lato del torrente che, compiendo alcuni tornanti, si addentra nel Parco delle Orobie Valtellinesi. Saliamo nella bella pineta tagliando qualche curva, ammirando in alto davanti a noi le cime già illuminate dal sole, mentre alle nostre spalle il Disgrazia e il Palù ci osservano maestosi . Arrivati alla Baita Monte Basso, (mt. 1562) fra radi larici e cespugli superiamo il primo ripido salto, raggiungendo la base di una fascia rocciosa. Spostandoci gradatamente sempre verso destra, entriamo in una specie di pianoro, attraversiamo un avvallamento, per poi rimontare con diverse inversioni un altro impegnativo gradone. Giunti su un dosso finalmente la visuale si apre : sfioriamo il tetto della Baita Cantarena (mt. 2071) semisepolta dalla neve, e successivamente un tratto in leggera discesa ci conduce alla base dell’ultimo scosceso vallone del Passo Bondone, dominato dalle strapiombanti pareti di Cima Tresciana. Battendo la traccia, rimontiamo a fatica il notevole dislivello che ci separa dal largo crinale, ma con un ultimo sforzo, guadagniamo le creste terminali in compagnia di noiose folate di vento ghiacciato. Dalla Cima della Malgina il colpo d’occhio a 360° è davvero straordinario: molto evidente è il contrasto del bianco della neve sopra una certa quota, con il verde dell’ampia valle dove scorre il fiume Adda ed i ben visibili tetti dei centri abitati. Consapevoli del divertimento che ora ci aspetta, tolte le pelli iniziamo la discesa, “volando” leggeri lungo i pendii che sembrano coperti di borotalco, curvando con una facilità difficilmente ripetibile. Ripercorrendo a grandi linee il tracciato di salita ci ritroviamo soddisfatti a Bondone, chiudendo in breve questo lungo ma incredibile itinerario per veri intenditori.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 21,9 km. con un dislivello positivo di 1680 mt.
Dalla S.S 38 a Teglio deviamo a destra per Carona, ma all'ultimo tornante prima del paese lasciamo l’auto (a quota mt. 1100); ci incamminiamo lungo la strada che si stacca a destra, incontrando alcune difficoltà nel progredire a causa di insidiosi crostoni di ghiaccio. Giunti alla frazione di Bondone (mt. 1209) passiamo fra le case e imbocchiamo la carrareccia a lato del torrente che, compiendo alcuni tornanti, si addentra nel Parco delle Orobie Valtellinesi. Saliamo nella bella pineta tagliando qualche curva, ammirando in alto davanti a noi le cime già illuminate dal sole, mentre alle nostre spalle il Disgrazia e il Palù ci osservano maestosi . Arrivati alla Baita Monte Basso, (mt. 1562) fra radi larici e cespugli superiamo il primo ripido salto, raggiungendo la base di una fascia rocciosa. Spostandoci gradatamente sempre verso destra, entriamo in una specie di pianoro, attraversiamo un avvallamento, per poi rimontare con diverse inversioni un altro impegnativo gradone. Giunti su un dosso finalmente la visuale si apre : sfioriamo il tetto della Baita Cantarena (mt. 2071) semisepolta dalla neve, e successivamente un tratto in leggera discesa ci conduce alla base dell’ultimo scosceso vallone del Passo Bondone, dominato dalle strapiombanti pareti di Cima Tresciana. Battendo la traccia, rimontiamo a fatica il notevole dislivello che ci separa dal largo crinale, ma con un ultimo sforzo, guadagniamo le creste terminali in compagnia di noiose folate di vento ghiacciato. Dalla Cima della Malgina il colpo d’occhio a 360° è davvero straordinario: molto evidente è il contrasto del bianco della neve sopra una certa quota, con il verde dell’ampia valle dove scorre il fiume Adda ed i ben visibili tetti dei centri abitati. Consapevoli del divertimento che ora ci aspetta, tolte le pelli iniziamo la discesa, “volando” leggeri lungo i pendii che sembrano coperti di borotalco, curvando con una facilità difficilmente ripetibile. Ripercorrendo a grandi linee il tracciato di salita ci ritroviamo soddisfatti a Bondone, chiudendo in breve questo lungo ma incredibile itinerario per veri intenditori.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 21,9 km. con un dislivello positivo di 1680 mt.
Vista panoramica dal Similaun mt. 3599 |
Vista panoramica dal Hauslabkogel mt. 3403 |
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Gita effettuata il 09.03.2019
Piz Cristallina (mt. 3128) dalla Val la Buora (CH)
Super gita in terra svizzera da ricordare fra le sci alpinistiche più belle, grazie ad una serie d’ingredienti che hanno reso questa trasferta davvero speciale. Un fitto tappeto di nebbia alla partenza non ci rende molto ottimisti sul buon esito della gita, ma quando una volta in quota il sole comincia a filtrare fra la foschia, capiamo che questa giornata avrà ancora qualcosa da regalare. L’ambiente è integro e cambia in continuazione: in basso un bel bosco di faggi è punteggiato da tipiche baite, poi un selvaggio e ripido vallone che, compiendo un notevole salto, spiana sul Ghiacciaio da Medel fra imponenti vette di granito. Dalla cima l’esagerato panorama a 360° sui gruppi principali delle Alpi è di quelli da togliere il fiato, per non dire della spanna di neve fresca caduta durante la notte che, incornicia una stupenda discesa tutta per noi. La ciliegina però è aver condiviso con il gruppo al completo questa fantastica esperienza! Il lungo viaggio in auto ci porta oltre il Passo del Lucomagno, per poi scendere in Val Medel e parcheggiare a Fuorns, (mt. 1485) paesino in stile Walser. Subito con gli sci ai piedi muoviamo i primi passi sulla stradina, che ben presto abbandoniamo per tagliare lungo i prati sfiorando così alcuni alpeggi. Giunti all’Alpe Puzzetta, con una caratteristica costruzione color rosso, seguiamo il sentiero estivo che ci porta in Val la Buora; passati sopra un ponticello, iniziamo a zizzagare nell’ampio ed evidente vallone su pendenze sempre più sostenute, fino ad incontrare un imponente barriera rocciosa che, a prima vista, sembra insuperabile. In realtà, spostandoci sul suo lato destro, un canale molto pendente permette di superare il gradino fino a circa 2300 metri; in questo tratto, a causa dello strato molto fitto di nebbia, procediamo con visibilità quasi a zero, con evidenti difficoltà d’orientamento. Finalmente a circa 2500 metri emergiamo dal grigiore, lasciando sotto di noi lo spettacolare letto di nuvole racchiuso da una corona di cime. Insistiamo lungo un dosso morenico dirigendoci indicativamente in direzione SE; individuando la traccia più logica, arriviamo a toccare il semi-pianeggiante Ghiacciaio da Medel che attraversiamo “noiosamente”, puntando alla Fuorcla Cristallina (mt. 3003). Scavalchiamo la depressione, facendo poi un lungo taglio sul versante soleggiato verso W; nell’ultimo tratto incontriamo fastidiose raffiche di vento gelido e il fondo di neve molto ghiacciata, perciò procediamo con i rampant montati. Arriviamo a pochi passi dalla cima con gli sci, e in pochi minuti siamo in vetta al Piz Cristallina a mt. 3128; ci scambiamo la consueta stretta di mano, circondati da panorami che si spalancano sulle montagne a perdita d’occhio. Iniziamo la lunghissima discesa, ripercorrendo con cautela il traversone che riconduce alla sella, per poi sciare il pendio sotto la vetta, spostandoci però a sinistra in direzione del passo tra il Piz della Siala e Crunas. Uno splendido vallone parallelo al precedente, con esposizione completamente a nord, alterna ripidi e spaziosi versanti a dolci dossi e stretti canalini: scodinzoliamo disegnando avidamente interminabili serpentine nella soffice neve polverosa, dando sfogo all’impulso. Giunti a Stavel Sut scendiamo in Val la Buora, riallacciandoci all’itinerario di salita che, ricalcando le tracce del mattino, riporta al piccolo paese di Fuorns.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 18,9 km. con un dislivello positivo di 1932 mt.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 18,9 km. con un dislivello positivo di 1932 mt.
Vista panoramica dal Piz Cristallina mt. 3128
Gita effettuata il 03.03.2019
Madonna delle Nevi - Bocchetta di Budria Monte Tartano mt. 2318
In questo inverno orobico avaro di neve, pensiamo ad una gita con partenza da Madonna delle Nevi, nella speranza di trovare sul versante soleggiato neve trasformata, mentre su quello valtellinese, sogniamo quella farinosa. Al nostro gruppo si aggrega da subito Spike, il mitico cane del Ristorante Genzianella: ci farà compagnia lungo tutto l’itinerario senza perdere un passo. Seguiamo la strada in direzione Passo San Marco, fino al tornante che si trova sotto la località Fraccia, per poi dirigerci lungo il prato verso le Baite Pigolotta. Ricalcando il tracciato estivo del sentiero CAI nr. 124A, attraversiamo i ripidi canaloni che precipitano dal Monte Fioraro, per poi portarci negli ampi pascoli sul versante opposto. Passiamo dalla “Foresta Azzaredo Casù” e rimontiamo un largo dosso, da dove ammiriamo la corona di monti che chiudono la testata della Val Terzera: da destra il Monte Cavallo, la Cima dei Siltri e il Pizzo Rotondo. Sfiorata Baita Arletto (mt. 1806) risaliamo verso nord, lasciando a destra la conca dove è situato il Rifugio Balicco e poco più sopra il Bivacco Zamboni; giunti al Passo della Porta, segnalato da un grande omino di pietre, puntiamo verso Bocchetta di Budria (2231 mt) che raggiungiamo con diverse inversioni, prestando molta attenzione a causa della forte pendenza e alla neve dura. Giunti al valico ammiriamo la bellissima e selvaggia Val Budria che, collegandosi più in basso alla Val Corta, arriva al paese di Tartano. Tolte le pelli siamo premiati da una fantastica sciata in neve polverosa, con vista sulle Orobie Valtellinesi; “scodinzolando” ci abbassiamo su bei pendii fra un dosso e l’altro, fin dove è possibile. Riprendiamo ora a salire sul versante con esposizione a nord, riguadagnando il dislivello perso in precedenza, piegando però verso sinistra rispetto alla bocchetta. Una serie di curve permette di raggiungere la dorsale a cavallo con la Val di Lemma, e successivamente, la breve cresta termina ad una pila di sassi: la vetta del Monte Tartano a mt. 2318. Ci ributtiamo sul versante appena salito, nel morbido strato farinoso, scendendo quasi con ingordigia fino ai piedi dello scosceso Foppone, dove infiliamo uno stretto e divertente imbuto, percorribile fino sotto i 1900 metri di quota. Soddisfatti ci apprestiamo a risalire; tenendo sulla destra la ripida e difficile parete del Monte Pedena, ritorniamo alla Bocchetta di Budria. Ora siamo tutto al sole: scivoliamo su bella neve trasformata fino al Passo della Porta, e da qui, con il fondo che purtroppo cambia in continuazione, ripercorriamo l’itinerario della salita concludendo l’escursione a Madonna delle Nevi, dove salutiamo il nostro amico d’avventura a quattro zampe.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 14,1 km. con un dislivello positivo di 1469 mt.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 14,1 km. con un dislivello positivo di 1469 mt.
Vista panoramica dal Monte Tartano mt. 2319
Gita effettuata il 09.02.2019