Foppolo - Val Sambuzza Pes Gerna mt. 2562- Monte Chierico mt. 2526
Lunga e meravigliosa cavalcata che si sviluppa in un angolo delle Orobie, dove l’ambiente è integro e maestoso, ma anche severo. Il percorso riservato a scialpinisti molto allenati e preparati tecnicamente, è certamente uno fra i più belli e completi dell’alta Val Brembana, si alternano quasi senza respiro salite lunghe e ripide a discese assai scoscese, dove la concentrazione deve essere al massimo. Le cime toccate dall’itinerario sono di tutto rispetto: il Pes Gerna (mt. 2562) che svetta sopra l’abitato di Carona, ben visibile dalla strada prima di arrivare in paese (raggiunto per la prima volta da diversi di noi) e successivamente il Monte Chierico (mt. 2526).
Partiamo da Foppolo seguendo le piste ma, giunti al Passo della Croce, notiamo che il versante soleggiato della Val Carisole è quasi completamente privo di neve. Perciò scendiamo lungo la stradina perdendo un po’ di dislivello, per poi caricare gli sci nello zaino fino al solitario Lago di Corno Stella. Risaliamo i larghi pendii puntando verso il piccolo intaglio situato sulla cresta fra il Corno Stella ed il Monte Chierico, che raggiungiamo superando gli ultimi metri verticali e ghiacciati. Ora, un ripido canalino fortunatamente scaldato dai raggi solari, permette di arrivare senza particolari problemi in Val Sambuzza: sfioriamo i Laghetti di Caldirolo e, con curve più filanti, arriviamo ad un pianoro dove è adagiata Baita Arale (mt. 1985). Riprendiamo a salire fin da subito in modo deciso, guadagnando rapidamente quota sul versante sud della montagna che, con notevole e continua pendenza, s’inerpica lungo la splendida pala. Finalmente possiamo toccare la piccola croce posizionata in vetta al Pes Gerna, dove il panorama è davvero superbo: in primo piano vediamo il Monte Masoni, tutte le cime che fanno da anello alla Conca del Calvi e, più in lontananza, i profili delle Orobie. Quella che d’estate è un’immensa pietraia è, sotto i nostri sci un’incredibile scivolo perfettamente liscio come un biliardo che ci regalerà una delle più belle sciate in Val Brembana. Con la massima attenzione e le lamine che incidono appena la neve dura, ci godiamo questa indimenticabile discesa che ci porta nuovamente nei pressi della Baita Arale. Ripelliamo e ricominciamo a salire ripercorrendo, a grandi linee, le tracce precedenti fino al Laghetti di Caldirolo. Con il caldo che rende la progressione faticosa, rimontiamo la ripida sponda che ci permette di giungere sulla cresta sinistra del Monte Chierico dove possiamo avvistare, proprio di fronte a noi, la sagoma del Pes Gerna appena qui salito. Della serie “Non c’è due senza tre”, iniziamo la discesa posizionata come su una terrazza panoramica che domina la Val Carisole. La favolosa pala, con pendenze sempre superiori ai 30° e con la neve rinvenuta al punto giusto, ci regala una sciata da urlo fin sopra agli impianti. A questo punto non rimane che risalire rapidamente al Passo della Croce, per poi scendere in scioltezza lungo le piste da sci fino al piazzale degli alberghi di Foppolo.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve assolutamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e notevole allenamento! Lo sviluppo è di 22,1 km. con un dislivello positivo di 2180 mt.
Partiamo da Foppolo seguendo le piste ma, giunti al Passo della Croce, notiamo che il versante soleggiato della Val Carisole è quasi completamente privo di neve. Perciò scendiamo lungo la stradina perdendo un po’ di dislivello, per poi caricare gli sci nello zaino fino al solitario Lago di Corno Stella. Risaliamo i larghi pendii puntando verso il piccolo intaglio situato sulla cresta fra il Corno Stella ed il Monte Chierico, che raggiungiamo superando gli ultimi metri verticali e ghiacciati. Ora, un ripido canalino fortunatamente scaldato dai raggi solari, permette di arrivare senza particolari problemi in Val Sambuzza: sfioriamo i Laghetti di Caldirolo e, con curve più filanti, arriviamo ad un pianoro dove è adagiata Baita Arale (mt. 1985). Riprendiamo a salire fin da subito in modo deciso, guadagnando rapidamente quota sul versante sud della montagna che, con notevole e continua pendenza, s’inerpica lungo la splendida pala. Finalmente possiamo toccare la piccola croce posizionata in vetta al Pes Gerna, dove il panorama è davvero superbo: in primo piano vediamo il Monte Masoni, tutte le cime che fanno da anello alla Conca del Calvi e, più in lontananza, i profili delle Orobie. Quella che d’estate è un’immensa pietraia è, sotto i nostri sci un’incredibile scivolo perfettamente liscio come un biliardo che ci regalerà una delle più belle sciate in Val Brembana. Con la massima attenzione e le lamine che incidono appena la neve dura, ci godiamo questa indimenticabile discesa che ci porta nuovamente nei pressi della Baita Arale. Ripelliamo e ricominciamo a salire ripercorrendo, a grandi linee, le tracce precedenti fino al Laghetti di Caldirolo. Con il caldo che rende la progressione faticosa, rimontiamo la ripida sponda che ci permette di giungere sulla cresta sinistra del Monte Chierico dove possiamo avvistare, proprio di fronte a noi, la sagoma del Pes Gerna appena qui salito. Della serie “Non c’è due senza tre”, iniziamo la discesa posizionata come su una terrazza panoramica che domina la Val Carisole. La favolosa pala, con pendenze sempre superiori ai 30° e con la neve rinvenuta al punto giusto, ci regala una sciata da urlo fin sopra agli impianti. A questo punto non rimane che risalire rapidamente al Passo della Croce, per poi scendere in scioltezza lungo le piste da sci fino al piazzale degli alberghi di Foppolo.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve assolutamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e notevole allenamento! Lo sviluppo è di 22,1 km. con un dislivello positivo di 2180 mt.
Vista panoramica dal Pes Gerna |
Discesa dal Pes Gerna |
Vista panoramica dal Monte Chierico |
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Gita effettuata il 24.04.2021
Foppolo - Monte Toro mt. 2524 da cresta sud-est Val Cervia - Passo di Valcervia
Affascinante scialpinistica attraverso una delle montagne più emblematiche delle Orobie, posizionata sul confine fra Val Brembana e Valtellina, in mezzo ai Passi di Dordona e Valcervia. Il Monte Toro, con i suoi 2524 metri di quota, spicca prepotentemente fra una corona di montagne di tutto rispetto: da un lato la conca di Foppolo mentre, in linea opposta, fanno da sfondo le Alpi Retiche. Puntiamo alla vetta percorrendo il crinale alpinistico sud-est poco frequentato che, a secondo delle condizioni, va affrontato con estrema attenzione. Quest’ultimo riserva pezzi delicati ed impegnativi: alcuni tratti corrono lungo un sottile filo di cresta, altri sono esposti fra roccette e grossi massi mentre, un salto verticale abbastanza insidioso, completa il “divertimento”.
Muoviamo i primi passi dal piazzale degli alberghi di Foppolo (mt. 1625) dove incontriamo l’amico Ivan Menni ed il fratello, con i quali abbiamo il piacere di condividere il primo tratto dell’itinerario. Seguiamo le piste da sci fino all’arrivo della seggiovia del Montebello, punto in cui salutiamo i ragazzi, diretti invece verso il Corno Stella. Percorrendo indicativamente il sentiero CAI n° 203, giungiamo al Lago delle Trote (mt. 2109) ed ai Laghetti delle Foppe, dove possiamo ammirare il profilo della nostra meta; in seguito tramite un largo costone puntiamo verso il Monte Torello, quota intermedia posta sullo spartiacque. Dopo aver calzato i ramponi, fondamentali nei tratti ghiacciati, arriviamo all’ultima parte della salita, la più impegnativa e difficoltosa. Superando il punto chiave passando sul lato destro con non poche difficoltà, a causa dell’abbondante neve fresca in cui sprofondiamo fino alla “vita”. Accompagnati fino in vetta da forti raffiche di vento gelido, tocchiamo finalmente la croce della cima, da dove possiamo godere dello strepitoso panorama. Poiché sul pendio nord-est le condizioni del manto nevoso non sono favorevoli, decidiamo di scendere per un centinaio di metri verso la Val Madre, fino a raggiungere una bocchetta dove immettendoci in un ripido canale, veniamo accompagnati sul versante soleggiato della Val Cervia. Grazie alla recente nevicata ed al fatto che la costa è rimasta al riparo dal vento, “zigzaghiamo” fino alla Baita Pessolo (mt. 1905). Dopo aver posizionato le pelli, riprendiamo la salita nell’ampio vallone che prende quota presso le pendici del Corno Stella, proseguendo in direzione della quota situata a destra del Passo di Valcervia. Una volta giunti al culmine (mt. 2370) scendiamo verso l’ampia conca che ospita il Lago Moro e compiendo un lungo traversone sulla stradina invasa da slavine, raggiungiamo l’arrivo degli impianti del Montebello. A questo punto non resta che sciare lungo le piste e, ritornando fra i grandi alberghi di Foppolo, chiudiamo quest’avvincente escursione.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche/alpinistiche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 11,7 km. con un dislivello positivo di 1365 mt.
Muoviamo i primi passi dal piazzale degli alberghi di Foppolo (mt. 1625) dove incontriamo l’amico Ivan Menni ed il fratello, con i quali abbiamo il piacere di condividere il primo tratto dell’itinerario. Seguiamo le piste da sci fino all’arrivo della seggiovia del Montebello, punto in cui salutiamo i ragazzi, diretti invece verso il Corno Stella. Percorrendo indicativamente il sentiero CAI n° 203, giungiamo al Lago delle Trote (mt. 2109) ed ai Laghetti delle Foppe, dove possiamo ammirare il profilo della nostra meta; in seguito tramite un largo costone puntiamo verso il Monte Torello, quota intermedia posta sullo spartiacque. Dopo aver calzato i ramponi, fondamentali nei tratti ghiacciati, arriviamo all’ultima parte della salita, la più impegnativa e difficoltosa. Superando il punto chiave passando sul lato destro con non poche difficoltà, a causa dell’abbondante neve fresca in cui sprofondiamo fino alla “vita”. Accompagnati fino in vetta da forti raffiche di vento gelido, tocchiamo finalmente la croce della cima, da dove possiamo godere dello strepitoso panorama. Poiché sul pendio nord-est le condizioni del manto nevoso non sono favorevoli, decidiamo di scendere per un centinaio di metri verso la Val Madre, fino a raggiungere una bocchetta dove immettendoci in un ripido canale, veniamo accompagnati sul versante soleggiato della Val Cervia. Grazie alla recente nevicata ed al fatto che la costa è rimasta al riparo dal vento, “zigzaghiamo” fino alla Baita Pessolo (mt. 1905). Dopo aver posizionato le pelli, riprendiamo la salita nell’ampio vallone che prende quota presso le pendici del Corno Stella, proseguendo in direzione della quota situata a destra del Passo di Valcervia. Una volta giunti al culmine (mt. 2370) scendiamo verso l’ampia conca che ospita il Lago Moro e compiendo un lungo traversone sulla stradina invasa da slavine, raggiungiamo l’arrivo degli impianti del Montebello. A questo punto non resta che sciare lungo le piste e, ritornando fra i grandi alberghi di Foppolo, chiudiamo quest’avvincente escursione.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche/alpinistiche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 11,7 km. con un dislivello positivo di 1365 mt.
Vista panoramica dal Monte Toro |
Vista panoramica dal Passo di Valcervia |
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Gita effettuata il 10.03.2021
Foppolo - Passo di Dordona - Val Madre Sponda Camoscera mt. 2452
Gratificante escursione, in uno dei territori alpini fra i più belli ed interessanti delle Orobie che si avvia dai versanti bergamaschi sviluppandosi, in gran parte, su quelli valtellinesi. La scialpinistica classica della zona è l’imponente Monte Toro (mt. 2524) a cui fanno da contorno le vette maestose che emergono da lunghe creste e delimitano ampie vallate, digradando verso il fiume Adda. La cima di giornata è la poco frequentata Sponda Camoscera, situata sullo spartiacque fra il Passo di Valbona (mt. 2319) e la Cima Vitalengo (mt. 2406), dividendo la Val Madre ad Ovest dalla Val Cervia ad Est.
Partiamo da Foppolo (mt. 1660) vicino ai paravalanghe nei pressi della piccola frazione Rovena da dove, tenendo la destra orografica del torrente, superiamo un paio di gradoni che ci permettono di arrivare agevolmente al Passo di Dordona (mt. 2063). Togliamo le pelli e ci prepariamo a scendere in Val Madre, godendoci la vista in lontananza sul Monte Disgrazia; tenendoci un poco sulla destra, perdiamo quota nel rado bosco, arrivando sotto quota 1800 metri. Ripresa la salita superiamo un ripido tratto che spiana in corrispondenza della Casera di Valbona (mt. 1904): seguendo le tracce del sentiero estivo arriviamo ad un grande traliccio posto su un dosso e, sfiorando una piccola baita, aggiriamo il versante ovest della montagna. Ora, ci dirigiamo ad est su pendenze più impegnative, rimontando l’ampio canale che chiude ancora per poco la visuale sulla vetta, in quanto da lì a poco, si apre la vista sull’anfiteatro dove è facilmente identificabile l’anticima. Risaliamo il largo costone mantenendo la destra e, tra un’inversione e l’altra, raggiungiamo la parte sommitale del pendio; ora, con un po’ di attenzione percorriamo la breve cresta fino a toccare i 2452 metri della Sponda Camoscera. Sulla cima godiamo del panorama, che si estende a giro d’orizzonte in un maestoso grandangolo, nonostante non vediamo l’ora di puntare gli sci a valle verso nuove avventure. La prima parte della discesa avviene nel “catino” ricoperto da un piacevole fondo polveroso mentre, una neve perfettamente trasformata lungo i fianchi soleggiati, ci regala “curvette da urlo”. Passiamo dalla Casera di Grassone, continuando su ottimi pendii e mantenendo costantemente la destra ai piedi della Cima Vitalengo. Giunti al limite della vegetazione procediamo ad intuito, individuando i passaggi dove pini e larici sono più radi, consentendoci di abbassarci fino alla Baita Forni (mt. 1608). A questo punto riattacchiamo la salita a fianco del Torrente Madrasco percorrendo, nella prima parte, la strada che inizia da Fusine e, tagliando i tornanti, puntiamo direttamente al largo valico del Passo di Dordona. Ora non resta che seguire nuovamente la carrareccia, senza arrivare sulla vecchia pista di discesa del Monte Toro: una graduale costa e dolci pendenze che lambiscono il Torrente Foppolo portano alla conclusione di questa escursione in terra valtellinese.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 16 km. con un dislivello positivo di 1570 mt.
Partiamo da Foppolo (mt. 1660) vicino ai paravalanghe nei pressi della piccola frazione Rovena da dove, tenendo la destra orografica del torrente, superiamo un paio di gradoni che ci permettono di arrivare agevolmente al Passo di Dordona (mt. 2063). Togliamo le pelli e ci prepariamo a scendere in Val Madre, godendoci la vista in lontananza sul Monte Disgrazia; tenendoci un poco sulla destra, perdiamo quota nel rado bosco, arrivando sotto quota 1800 metri. Ripresa la salita superiamo un ripido tratto che spiana in corrispondenza della Casera di Valbona (mt. 1904): seguendo le tracce del sentiero estivo arriviamo ad un grande traliccio posto su un dosso e, sfiorando una piccola baita, aggiriamo il versante ovest della montagna. Ora, ci dirigiamo ad est su pendenze più impegnative, rimontando l’ampio canale che chiude ancora per poco la visuale sulla vetta, in quanto da lì a poco, si apre la vista sull’anfiteatro dove è facilmente identificabile l’anticima. Risaliamo il largo costone mantenendo la destra e, tra un’inversione e l’altra, raggiungiamo la parte sommitale del pendio; ora, con un po’ di attenzione percorriamo la breve cresta fino a toccare i 2452 metri della Sponda Camoscera. Sulla cima godiamo del panorama, che si estende a giro d’orizzonte in un maestoso grandangolo, nonostante non vediamo l’ora di puntare gli sci a valle verso nuove avventure. La prima parte della discesa avviene nel “catino” ricoperto da un piacevole fondo polveroso mentre, una neve perfettamente trasformata lungo i fianchi soleggiati, ci regala “curvette da urlo”. Passiamo dalla Casera di Grassone, continuando su ottimi pendii e mantenendo costantemente la destra ai piedi della Cima Vitalengo. Giunti al limite della vegetazione procediamo ad intuito, individuando i passaggi dove pini e larici sono più radi, consentendoci di abbassarci fino alla Baita Forni (mt. 1608). A questo punto riattacchiamo la salita a fianco del Torrente Madrasco percorrendo, nella prima parte, la strada che inizia da Fusine e, tagliando i tornanti, puntiamo direttamente al largo valico del Passo di Dordona. Ora non resta che seguire nuovamente la carrareccia, senza arrivare sulla vecchia pista di discesa del Monte Toro: una graduale costa e dolci pendenze che lambiscono il Torrente Foppolo portano alla conclusione di questa escursione in terra valtellinese.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 16 km. con un dislivello positivo di 1570 mt.
Vista panoramica dalla |
Discesa dalla vetta |
Sponda Camoscera |
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Gita effettuata il 02.03.2021
Madonna delle Nevi - Bocchetta di Budria Monte Fioraro mt. 2431 - Cima Villa
Dopo 25 anni ci ritroviamo sulle nostre tracce in questa incredibile “scialpinistica orobica”: essa compie un grande anello attorno al Monte Fioraro, a cavallo della cresta spartiacque fra Valle Brembana e Valtellina. La lunga ed impegnativa escursione si sviluppa in una delle zone più selvagge e meno frequentate, in un ambiente montano davvero grandioso ed isolato che regala emozioni d’altri tempi.
Muoviamo i primi passi da Madonna delle Nevi (mt. 1336) quando è ancora buio e seguendo la strada in direzione Passo San Marco fino al tornante che si trova sotto la località Fraccia, ci dirigiamo lungo il prato verso le Baite Pigolotta. In seguito ricalcando il tracciato estivo del sentiero CAI nr. 124A, attraversiamo i ripidi canaloni che precipitano dal Monte Fioraro fino a giungere agli ampi pascoli sul versante opposto. Passiamo dalla “Foresta Azzaredo Casù” e rimontiamo un largo dosso, da dove ammiriamo la corona di monti che chiudono la testata della Val Terzera: da destra il Monte Cavallo, la Cima dei Siltri e il Pizzo Rotondo. Sfiorata la Baita Arletto (mt. 1806) risaliamo verso nord lasciando a destra la conca, dove è situato il Rifugio Balicco e, poco più sopra, il Bivacco Zamboni. Giunti al Passo della Porta, segnalato da un grande omino di pietre, puntiamo verso Bocchetta di Budria (2231 mt) che raggiungiamo con diverse inversioni, preoccupandoci di prestare molta attenzione alla forte pendenza ed alla neve particolarmente dura. Una volta raggiunto il valico ammiriamo la bellissima e selvaggia Val Budria che, collegandosi più in basso alla Val Corta, arriva al paese di Tartano. Tolte le pelli scolliniamo in territorio Valtellinese e, con un piccolo traverso, raggiungiamo l’avvio dell’affilata crestina che conduce sulla cima del Pizzo del Vento. Dato che il versante non è ancora stato toccato dai un raggi del sole, veniamo premiati da una fantastica sciata in neve polverosa: tra una curva e l’altra ci abbassiamo sui bei pendii, fino a quota 1850. Riprendiamo a salire puntando all’evidente sella posta fra l’imponente Monte Fioraro (a sinistra) e l’impervio Monte Pedena (a destra) caratterizzato da spaccature verticali. Giunti al Passo di Pedena (mt. 2234) proseguiamo lungo la cresta fino ai piedi del Monte Fioraro. Ora scivolando sul fianco superiore della Val Pedena, ci accingiamo in una discesa farinosa dove perdiamo quota fin sulla curva di livello dei 2000 metri. Riposizionate le pelli, ci dirigiamo verso il piccolo valico situato fra il Pizzo d’Orta, a destra, ed il crinale del Fioraro, fino a raggiungere l’aperto e soleggiato versante opposto. Continuando su neve dura e pendenze sempre più sostenute ci spostiamo verso destra; giunti sotto la cresta sud-ovest, togliamo gli sci e rimontiamo con picca e ramponi, un delicato passaggio. Ora non resta che seguire facilmente la stretta dorsale fin alla piccola croce di vetta del Monte Fioraro o Azzarini a mt. 2431, da dove si ammira un panorama di prim’ordine. Dopo una meritata pausa ritorniamo sui nostri passi fino al deposito sci, dove ci attende un’incredibile sciata su neve compatta, fino a toccare la strada provinciale, sopra la Casera d’Orta. A questo punto attacchiamo per l’ultima volta le pelli e ritorniamo a salire verso Cima Villa (mt. 2050), quota situata fra il Passo S. Marco ed il Pizzo Segade: dal monumento ci abbassiamo su “neve cotta”, tagliando lungo i pascoli che incrociano la strada, rientrando velocemente al punto di partenza di questa indimenticabile cavalcata.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 18,5 km. con un dislivello positivo di 2095 mt.
Muoviamo i primi passi da Madonna delle Nevi (mt. 1336) quando è ancora buio e seguendo la strada in direzione Passo San Marco fino al tornante che si trova sotto la località Fraccia, ci dirigiamo lungo il prato verso le Baite Pigolotta. In seguito ricalcando il tracciato estivo del sentiero CAI nr. 124A, attraversiamo i ripidi canaloni che precipitano dal Monte Fioraro fino a giungere agli ampi pascoli sul versante opposto. Passiamo dalla “Foresta Azzaredo Casù” e rimontiamo un largo dosso, da dove ammiriamo la corona di monti che chiudono la testata della Val Terzera: da destra il Monte Cavallo, la Cima dei Siltri e il Pizzo Rotondo. Sfiorata la Baita Arletto (mt. 1806) risaliamo verso nord lasciando a destra la conca, dove è situato il Rifugio Balicco e, poco più sopra, il Bivacco Zamboni. Giunti al Passo della Porta, segnalato da un grande omino di pietre, puntiamo verso Bocchetta di Budria (2231 mt) che raggiungiamo con diverse inversioni, preoccupandoci di prestare molta attenzione alla forte pendenza ed alla neve particolarmente dura. Una volta raggiunto il valico ammiriamo la bellissima e selvaggia Val Budria che, collegandosi più in basso alla Val Corta, arriva al paese di Tartano. Tolte le pelli scolliniamo in territorio Valtellinese e, con un piccolo traverso, raggiungiamo l’avvio dell’affilata crestina che conduce sulla cima del Pizzo del Vento. Dato che il versante non è ancora stato toccato dai un raggi del sole, veniamo premiati da una fantastica sciata in neve polverosa: tra una curva e l’altra ci abbassiamo sui bei pendii, fino a quota 1850. Riprendiamo a salire puntando all’evidente sella posta fra l’imponente Monte Fioraro (a sinistra) e l’impervio Monte Pedena (a destra) caratterizzato da spaccature verticali. Giunti al Passo di Pedena (mt. 2234) proseguiamo lungo la cresta fino ai piedi del Monte Fioraro. Ora scivolando sul fianco superiore della Val Pedena, ci accingiamo in una discesa farinosa dove perdiamo quota fin sulla curva di livello dei 2000 metri. Riposizionate le pelli, ci dirigiamo verso il piccolo valico situato fra il Pizzo d’Orta, a destra, ed il crinale del Fioraro, fino a raggiungere l’aperto e soleggiato versante opposto. Continuando su neve dura e pendenze sempre più sostenute ci spostiamo verso destra; giunti sotto la cresta sud-ovest, togliamo gli sci e rimontiamo con picca e ramponi, un delicato passaggio. Ora non resta che seguire facilmente la stretta dorsale fin alla piccola croce di vetta del Monte Fioraro o Azzarini a mt. 2431, da dove si ammira un panorama di prim’ordine. Dopo una meritata pausa ritorniamo sui nostri passi fino al deposito sci, dove ci attende un’incredibile sciata su neve compatta, fino a toccare la strada provinciale, sopra la Casera d’Orta. A questo punto attacchiamo per l’ultima volta le pelli e ritorniamo a salire verso Cima Villa (mt. 2050), quota situata fra il Passo S. Marco ed il Pizzo Segade: dal monumento ci abbassiamo su “neve cotta”, tagliando lungo i pascoli che incrociano la strada, rientrando velocemente al punto di partenza di questa indimenticabile cavalcata.
L’itinerario è impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e notevole allenamento. Lo sviluppo è di 18,5 km. con un dislivello positivo di 2095 mt.
Vista panoramica dal Monte Fioraro
Gita effettuata il 27.02.2021