Da Sils Maria: Piz Chapütschin mt. 3386
Alta Engadina (CH)
In questo inizio di primavera dai connotati decisamente estivi per quanto riguarda le temperature, decidiamo per una gita in Alta Engadina: la meta è il Piz Chapütschin, con il grande omino sulla vetta posizionato a 3386 mt. di quota. Superati gli ultimi tornanti che portano al Passo del Maloja, da subito capiamo che l’idea è stata azzeccata, poiché il cielo terso ha riportato il termometro vicino agli zero gradi. Il traguardo proposto da Vittorio, in conclusione è risultato perfetto: quasi tutto l’itinerario di salita si sviluppa su versanti esposti a Nord-Ovest, mantenendo perciò il manto nevoso in ottime condizioni, mentre la seconda parte della discesa segue le piste da sci chiuse, dove lo strato ben compatto rimane sciabile fino verso le ore 13.
Parcheggiata l’auto nel deserto piazzale della funivia Furtschellas, (mt. 1800) dopo qualche metro calziamo subito gli sci ed iniziamo a risalire le piste che fanno parte del comprensorio Corvatsch. A mano a mano che prendiamo quota vediamo i primi raggi di sole illuminare i tetti di Sils Maria e i laghi ancora ghiacciati sull’altipiano, rendendo il momento magico. Dopo 1000 metri di dislivello secchi siamo al largo passo, (mt. 2791) vicino alla stazione d’arrivo degli impianti; tolte le pelli scivoliamo fino sul Plaun da las Furtschellas, sfioriamo Lej Sgrischuse e dopo un lungo tratto pianeggiante tocchiamo Lej Alv (mt. 2639). Riprendiamo a salire una sorta di canale, lungo il ripido versante del Piz dal Lej Alv, per poi piegare verso destra e trovarci così ad una selletta dove improvvisamente appare il profilo della nostra meta. Con pendenze ora più dolci continuiamo sul Vadrettin dal Chaputschin, piccolo ghiacciaio completamente chiuso, raggiungendo in breve il deposito sci situato sulla cresta nord. Il primo breve ma ripido tratto fra le rocce lo affrontiamo con attenzione, mentre più sopra la pendenza diminuisce permettendoci di mettere facilmente piede sulla punta sommitale. Il panorama è davvero superbo e la vista spazia senza ostacoli sui vicini colossi retici: Piz Bernina, Piz Morteratsch e Roseg, mentre dall’altro lato le sconfinate Alpi Svizzere. Ritornati alla vedretta ci buttiamo in una fantastica sciata, spostandoci sui pendii più ripidi dove le condizioni della neve sono eccezionali, regalandoci divertimento assicurato. Arrivati però al Lej Sgrischus la situazione cambia radicalmente: ci attendono prima il lungo e noioso pianoro, poi un dislivello di quasi 200 mt. reso ancor più faticoso dal caldo, ci permette di ritornare in prossimità della stazione degli impianti di sci. Ora non resta che sfruttare le piste per rientrare, stanchi ma soddisfatti, nel parcheggio vicino alle sponde del Lago di Sils.
L’itinerario non richiede particolari capacità tecniche, ma è indispensabile un ottimo allenamento; deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure. Lo sviluppo è di 21,5 km. con un dislivello + di 1999 mt.
Parcheggiata l’auto nel deserto piazzale della funivia Furtschellas, (mt. 1800) dopo qualche metro calziamo subito gli sci ed iniziamo a risalire le piste che fanno parte del comprensorio Corvatsch. A mano a mano che prendiamo quota vediamo i primi raggi di sole illuminare i tetti di Sils Maria e i laghi ancora ghiacciati sull’altipiano, rendendo il momento magico. Dopo 1000 metri di dislivello secchi siamo al largo passo, (mt. 2791) vicino alla stazione d’arrivo degli impianti; tolte le pelli scivoliamo fino sul Plaun da las Furtschellas, sfioriamo Lej Sgrischuse e dopo un lungo tratto pianeggiante tocchiamo Lej Alv (mt. 2639). Riprendiamo a salire una sorta di canale, lungo il ripido versante del Piz dal Lej Alv, per poi piegare verso destra e trovarci così ad una selletta dove improvvisamente appare il profilo della nostra meta. Con pendenze ora più dolci continuiamo sul Vadrettin dal Chaputschin, piccolo ghiacciaio completamente chiuso, raggiungendo in breve il deposito sci situato sulla cresta nord. Il primo breve ma ripido tratto fra le rocce lo affrontiamo con attenzione, mentre più sopra la pendenza diminuisce permettendoci di mettere facilmente piede sulla punta sommitale. Il panorama è davvero superbo e la vista spazia senza ostacoli sui vicini colossi retici: Piz Bernina, Piz Morteratsch e Roseg, mentre dall’altro lato le sconfinate Alpi Svizzere. Ritornati alla vedretta ci buttiamo in una fantastica sciata, spostandoci sui pendii più ripidi dove le condizioni della neve sono eccezionali, regalandoci divertimento assicurato. Arrivati però al Lej Sgrischus la situazione cambia radicalmente: ci attendono prima il lungo e noioso pianoro, poi un dislivello di quasi 200 mt. reso ancor più faticoso dal caldo, ci permette di ritornare in prossimità della stazione degli impianti di sci. Ora non resta che sfruttare le piste per rientrare, stanchi ma soddisfatti, nel parcheggio vicino alle sponde del Lago di Sils.
L’itinerario non richiede particolari capacità tecniche, ma è indispensabile un ottimo allenamento; deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure. Lo sviluppo è di 21,5 km. con un dislivello + di 1999 mt.
Vista panoramica dal Piz Chaputschin mt. 3386
Gita effettuata il 17.04.2018
Il gruppo "percorsiMTBvalbrembana" sul Gran Sasso d'Italia (Abruzzo)
A mano a mano che salivamo, se ci guardavamo indietro, la nostra vista si allargava sull'intiero altipiano e scopriva, in tutto il suo splendore, la mole grandiosa del Gran Sasso. (Ignazio Silone)
Non c’è il due senza tre….. dopo la bellissima trasferta del 2016 in Sicilia sull’Etna e quella dell’anno scorso in Corsica, quest’anno l’obiettivo del nostro gruppo “percorsiMTBvalbrembana” è il massiccio montuoso più alto degli Appennini. L’allettante idea di salire l’impervio Gran Sasso, prima d’ora ammirato solamente dalle spiagge adriatiche come ardito profilo, carica d’entusiasmo e attesa ognuno di noi. Alla fine sono stati quattro giorni “impetuosi”, pieni di grandi emozioni, passati fra scenari alpini, unici ed indimenticabili: verticali pareti, ripidi canaloni, guglie e pinnacoli dolomitici, profonde vallate e come tappeto, le verdi colline che digradano fino al mare. Utilizziamo come campo base il piccolo paese di Isola del Gran Sasso d’Italia, strategico punto logistico per gli spostamenti fino ai punti di partenza delle gite. Certamente questa bella esperienza lascia un ricordo indelebile nei nostri cuori; è stata una riconferma che l’unione e l’amicizia fra i componenti del gruppo rende possibile il raggiungimento di un grande obiettivo. L’unico grosso rammarico è stata l’assenza degli amici Andrea e Corrado che non hanno purtroppo potuto condividere con noi questi momenti.
Da Campo Imperatore: Monte Aquila mt. 2495 – Monte Portella mt. 2383
Per ambientarci e partire con il piede giusto, come prima gita nel Parco Nazionale del Gran Sasso decidiamo di salire due cime, situate sul versante occidentale di Campo Imperatore. Il trasferimento verso Fonte Cerreto è molto rapido: grazie alla vicina autostrada che s’infila nel Gran Sasso con un traforo di ben 10 km. ( utilizzato anche come via d’accesso ai laboratori sotterranei dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) , velocemente siamo al punto di partenza situato a 1130 mt. . Sfruttiamo la prima corsa della funivia che in pochi minuti, compiendo un dislivello di 1000 mt., ci porta alla stazione di monte situata a fianco dell’Albergo di Campo Imperatore (mt. 2130). Iniziamo velocemente a fare scorrere le pelli di foca verso est fino all’imbocco dell’ampia conca situata ai piedi del Monte Aquila. Risaliamo il fondovalle raggiungendo con un ultimo ripido pendio la Sella di Monte Aquila, (2335 mt.) per poi tracciare un largo semicerchio verso est, in direzione della cresta che ci conduce alla croce metallica della cima (2495 mt.). Purtroppo la fitta nebbia non ci permette di ammirare la vicina mole rocciosa del Corno Grande, obbligandoci ad una discesa controllata nella prima parte . Appena però la visibilità migliora siamo premiati da una fantastica sciata; la ampia Val Maone si apre davanti a noi e con una fantastica sciata , passando nei pressi del Rifugio Garibaldi, (2188 mt.) completamente sommerso dalla neve, perdiamo quota fin dove la valle inizia a stringersi. Con il Pizzo Cefalone che fa da spettatore, ripelliamo sovrapponendo le tracce di salita con le curve di discesa, entrando in seguito nel pianeggiante anfiteatro. Continuando poi su pendenze sostenute raggiungiamo lo spartiacque che, seguito verso destra, ci porta a sfiorare il Rifugio Duca degli Abruzzi e un osservatorio climatico. In pochi passi siamo sullo spazioso Monte Portella, (mt. 2383) panoramica quota sul vastissimo Campo Imperatore disteso ai nostri piedi. Un soleggiato e ripido lenzuolo nevoso ci porta ora nei pressi della stazione d’arrivo della Funivia, e , passando fra il particolare Osservatorio Astronomico e l’Albergo Campo Imperatore, continuiamo in discesa ripellando poi sulla dorsale che punta verso la stazione d’arrivo della seggiovia Scindarella. Da quella quota iniziamo ora una lunga discesa che, alternando stretti canaloni a larghi versanti arriva in Valle Fredda. Grazie all’ultima lingua di neve ormai marciotta tocchiamo il sentiero tracciato nella profonda gola, dove mettiamo definitivamente gli sci nello zaino. Poco più sotto ci troviamo in un fondovalle completamente invaso da grossi alberi, trascinati disastrosamente da enormi valanghe; in questo incredibile groviglio iniziamo un lungo e faticoso salto ad ostacoli, fino ad incontrare la strada asfaltata che facilmente ci riporta a Fonte Cerreto, chiudendo questo esaltante anello.
L’itinerario non richiede particolari capacità tecniche, ma sono necessarie condizioni stabili del manto nevoso. Lo sviluppo è di 20,3 km. con un dislivello + di 1297 mt.
L’itinerario non richiede particolari capacità tecniche, ma sono necessarie condizioni stabili del manto nevoso. Lo sviluppo è di 20,3 km. con un dislivello + di 1297 mt.
Vista panoramica dal Monte Portella mt. 2383
Gita effettuata il 06.04.2018
Da Prati di Tivo: Gran Sasso - Corno Grande mt. 2912
Quando al mattino apriamo la finestra dell’albergo e contro cielo vediamo il maestoso Corno Grande e Piccolo risplendere con colori dolomitici, capiamo che è la giornata giusta per mettere nel carniere la vetta più importante della nostra trasferta. Durante l’avvicinamento con il pulmino non possiamo nascondere una certa tensione perché, dopo tante attese, stiamo finalmente dirigendoci verso la montagna regina dell’intero Appennino. Passando per Montorio al Vomano e Pietracamela arriviamo a Prati di Tivo (mt. 1465); velocemente siamo in azione e risaliamo con decisione le piste di sci fino alla Madonnina posta a mt. 2007, trovandoci in breve nel primo punto chiave della salita. Con i ramponi ai piedi e molta cautela superiamo il delicato traverso del Passo delle Scalette, per poi progredire nell’ampio ed assolato Vallone delle Cornacchie, passando alla base della strapiombante parete del Corno Piccolo. Prendendo quota l’ambiente di rara bellezza diventa severo ed entusiasmante, in chiaro contrasto con le arrotondate e verdeggianti colline disegnate nel fondovalle. Dopo una lunga diagonale tocchiamo il Rifugio Franchetti, (mt. 2432) posizionato su un’incredibile balconata panoramica; ci concediamo una pausa e grazie ai ramponi ripartiamo in sicurezza rimontando con attenzione la ripida e ghiacciata morena. Superato il gradone, con emozione ci troviamo in un incredibile anfiteatro granitico, dov’è alloggiato il famoso Ghiacciaio del Calderone, considerato il più meridionale d’Europa. Continuiamo a fatica verso destra lungo l’impegnativo pendio puntando direttamente alla Sella dei due Corni; con l’adrenalina che sale calziamo nuovamente i ramponi, percorrendo l’elegante cresta terminale che sprofonda alla nostra destra per mille metri sulla Val Maone. L’emozione e la soddisfazione è al massimo: siamo sulla vetta del Corno Grande (vetta occidentale) a mt. 2912. Essendo la montagna più alta di tutto l’Appennino non ci sono ostacoli che limitano la vista, regalando ai nostri occhi un carosello di montagne. In lontananza svettano i Monti della Laga con il vicino Lago di Campotosto, sull’altro versante la Majella innevata e all’orizzonte il Mare Adriatico. Dopo calorose strette di mano e le foto di rito, ripercorriamo lo spartiacque fino al deposito degli sci. Ci attende ora una lunghissima sciata di ben 1500 metri di dislivello; su neve da favola scodinzoliamo e pettiniamo con larghi curvoni i ripidi pendii e i più dolci valloni, lasciando le tracce del nostro passaggio sulla montagna simbolo dell’Abruzzo.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 11,9 km. con un dislivello + di 1494 mt.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure; sono indispensabili ottime capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 11,9 km. con un dislivello + di 1494 mt.
Vista panoramica dal Gran Sasso - Corno Grande mt. 2912
Gita effettuata il 07.04.2018
Vallone di Vradda - Monte Camicia mt. 2564
Quella che in realtà doveva essere un’escursione di recupero, perché nel programma come ultima uscita avevamo pensato ad una salita in Majella, (idea però abbandonata per il livello della neve troppo alto), è stata invece la classica ciliegina per chiudere alla grande la trasferta. Dirottiamo perciò l’interesse verso il Monte Camicia, la più orientale delle grandi vette del Gran Sasso, e una fra le più frequentate scialpinistiche abruzzesi. La particolarità della montagna è l’estrema diversità fra i due versanti: quello a nord sprofonda paurosamente per 1200 metri, tanto è vero che è soprannominato “Eigher dell’Appenino”, mentre sui crinali che scendono verso la piana di Campo Imperatore, si sviluppa l’itinerario del Paginone e il Vallone di Vradda, quello scelto da noi. Con un trasferimento un po’ più lungo rispetto alle volte precedenti, transitiamo da Castelli e il tristemente noto Rigopiano, parcheggiando infine il pulmino nei pressi del Rifugio di Fonte Vetica (mt. 1604). Ci incamminiamo con gli sci nello zaino, molto motivati, stimolati dalla vista sulla sagoma rocciosa della cima stampata contro il cielo blu e su gran parte del percorso. Tenendo sulla destra un boschetto di abeti, ci spostiamo lateralmente verso ovest, infilandoci proprio nella parte bassa del vallone. Superata una briglia in cemento continuiamo a salire nel caratteristico budello obbligato, incontrando un paio di strettoie dove le roccette si avvicinano. Oltre il tratto più ripido, dove sono indispensabili alcune inversioni, il vallone si spalanca e le pendenze si attenuano; insistiamo nella salita che si sviluppa ai piedi del Monte Tremoggia, giungendo alla Selletta delle Balconate che si affaccia sulla terribile parete nord e sul Corno Grande. Dato che le condizioni della neve permettono di proseguire con gli sci ai piedi senza troppi rischi, rimontiamo lo scivolo terminale, ritrovandoci in breve sulla larga cresta che porta alla croce semi sommersa (mt. 2564). La vista spazia sconfinata sui giganti del Gran Sasso e le montagne circostanti: dalla Majella al Sirente e dai Monti della Laga; dall’altra parte sulle colline della provincia di Teramo e Pescara con in lontananza il Mare Adriatico. Ci “buttiamo” in un’eccitante discesa tutta d’un fiato, lungo gli splendidi versanti baciati dal sole, andando a cercare le pendenze più sostenute per disegnare una serie interminabile di curve. Al termine del primo pendio ci teniamo a destra proprio sotto le pareti rocciose, scodinzolando fino all’ingresso dell’imbuto; grazie alla neve ancora in ottime condizioni, rapidamente siamo sul pascolo colorato dai crocus e in breve al punto di partenza.
L’itinerario non richiede particolari capacità tecniche, ma sono necessarie condizioni stabili del manto nevoso. Lo sviluppo è di 9,4 km. con un dislivello + di 974 mt.
L’itinerario non richiede particolari capacità tecniche, ma sono necessarie condizioni stabili del manto nevoso. Lo sviluppo è di 9,4 km. con un dislivello + di 974 mt.
Vista panoramica dal Monte Camicia mt. 2564
Gita effettuata il 08.04.2018
Ornica - Valle dell'Inferno
Pizzo dei Tre Signori mt. 2553
Una fra le più esaltanti scialpinistiche orobiche è sicuramente il Pizzo dei Tre Signori, ma arrivarci nei primi giorni di primavera, con la vetta che sbuca appena da un’immensa coltre di nebbia, rimane per sempre tra ricordi più belli. Per rendere però la gita davvero unica e indimenticabile, è bastato un colpo di fortuna inaspettato: condividere salita e cima con il grande alpinista Simone Moro che, con il suo compagno d’avventura Geko, stavano per affrontare la prima tappa di una lunga attraversata delle Prealpi Orobie, in stile invernale.
Partiamo con gli sci nello zaino dal parcheggio a fianco del piccolo Santuario della Madonna del Frassino, (mt. 960) situato nella parte alta dell’abitato di Ornica. Imbocchiamo il ripido sentiero CAI nr. 106 che risale il largo dosso prativo, zizzagando fra belle baite esposte sul soleggiato versante del monte. Dopo circa 30 minuti a piedi, raggiungiamo la gippabile che collega Valtorta al Colle della Maddalena sopra Cusio, dove calziamo gli sci, indirizzandoci verso l’Agriturismo Ferdy. Con scorci fra sole e nebbie sfioriamo Baita Ciarelli e più sopra Baita Predoni, risalendo su neve compatta l’ampio vallone che alterna ripidi pendii a brevi altopiani. Giunti nella parte superiore, dominata dal caratteristico torrione roccioso con il profilo della “Sfinge”, continuiamo fino alla Bocchetta d’Inferno (mt. 2306). Sulla sinistra in alto mettiamo nel mirino la cima; con un ultimo sforzo siamo sulla cresta finale, facendo scivolare le nostre pelli di foca fino alla panoramica croce posizionata a mt. 2553. La spessa coperta di nebbie altalenante sotto i nostri piedi, contenuta all’orizzonte dai colossi montuosi, crea un’atmosfera surreale. Condividiamo a lungo questo momento magico con Simone Moro e Geko, consapevoli dell’occasione irripetibile: parlando con loro scopriamo di avere diverse amicizie in comune, addirittura legate all’impresa che stanno compiendo in questi giorni. Dopo aver salutato Simone e Alessandro che scendono per primi verso la Bocchetta d’Inferno, ci prepariamo per un tuffo di 1600 mt. che riporterà al punto di partenza. Ripercorriamo a grandi linee le tracce di salita, andando a cercare i versanti più soleggiati per trovare la neve trasformata. Scodinzolando lungo tutto il vallone, arriviamo ad incrociare la strada sotto l’Agriturismo Ferdy, per poi spostarci completamente a destra sul lato ombreggiato, sfruttando i fianchi innevati che si spingono più in basso. Premiati da una fantastica sciata siamo poco sopra le case di Ornica, che raggiungiamo con pochi minuti a piedi.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e un ottimo allenamento. Lo sviluppo è di 13,8 km. con un dislivello + 1615 mt.
Partiamo con gli sci nello zaino dal parcheggio a fianco del piccolo Santuario della Madonna del Frassino, (mt. 960) situato nella parte alta dell’abitato di Ornica. Imbocchiamo il ripido sentiero CAI nr. 106 che risale il largo dosso prativo, zizzagando fra belle baite esposte sul soleggiato versante del monte. Dopo circa 30 minuti a piedi, raggiungiamo la gippabile che collega Valtorta al Colle della Maddalena sopra Cusio, dove calziamo gli sci, indirizzandoci verso l’Agriturismo Ferdy. Con scorci fra sole e nebbie sfioriamo Baita Ciarelli e più sopra Baita Predoni, risalendo su neve compatta l’ampio vallone che alterna ripidi pendii a brevi altopiani. Giunti nella parte superiore, dominata dal caratteristico torrione roccioso con il profilo della “Sfinge”, continuiamo fino alla Bocchetta d’Inferno (mt. 2306). Sulla sinistra in alto mettiamo nel mirino la cima; con un ultimo sforzo siamo sulla cresta finale, facendo scivolare le nostre pelli di foca fino alla panoramica croce posizionata a mt. 2553. La spessa coperta di nebbie altalenante sotto i nostri piedi, contenuta all’orizzonte dai colossi montuosi, crea un’atmosfera surreale. Condividiamo a lungo questo momento magico con Simone Moro e Geko, consapevoli dell’occasione irripetibile: parlando con loro scopriamo di avere diverse amicizie in comune, addirittura legate all’impresa che stanno compiendo in questi giorni. Dopo aver salutato Simone e Alessandro che scendono per primi verso la Bocchetta d’Inferno, ci prepariamo per un tuffo di 1600 mt. che riporterà al punto di partenza. Ripercorriamo a grandi linee le tracce di salita, andando a cercare i versanti più soleggiati per trovare la neve trasformata. Scodinzolando lungo tutto il vallone, arriviamo ad incrociare la strada sotto l’Agriturismo Ferdy, per poi spostarci completamente a destra sul lato ombreggiato, sfruttando i fianchi innevati che si spingono più in basso. Premiati da una fantastica sciata siamo poco sopra le case di Ornica, che raggiungiamo con pochi minuti a piedi.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e un ottimo allenamento. Lo sviluppo è di 13,8 km. con un dislivello + 1615 mt.
Vista panoramica dal Pizzo dei Tre Signori mt. 2553
Gita effettuata il 25.03.2018
Da Pezzoro..... Monte Guglielmo - Gölem mt. 1948
E’ sempre emozionante pensare che lungo i versanti delle montagne, dove d’estate abbiamo lasciato le tracce dei nostri copertoni artigliati, d’inverno “scodinzoliamo” disegnando serpentine nelle neve polverosa. Per gli scialpinisti bresciani la salita al Monte Guglielmo o Gölem è una super classica; non essendoci pericoli oggettivi neppure dopo abbondanti nevicate e, grazie allo splendido panorama che si gode sul Lago d’Iseo, pianura e parte dell’arco alpino, l’itinerario è costantemente affollato.
La gita parte dall’abitato di Pezzoro a metri 911, piccola località situata nell’alta Val Trompia, sulle Prealpi Bresciane. Partiamo dall’auto facendo scivolare da subito le pelli di foca, infilando il largo sentiero che salendo in un bel bosco di faggi porta rapidamente al Rifugio CAI Valtrompia. A nostra insaputa ci troviamo spettatori alla partenza della “Rampegada”, competizione nazionale di sci alpinismo. Seguendo ora le bandierine rosse e verdi che segnalano il tracciato di gara, usciamo velocemente nei pascoli ove è ubicata Malga Pontogna (mt. 1384). Poco più sopra, un curioso pannello di legno indica il percorso riservato agli sci alpinisti che, con una serie di tornanti, conduce sull’ampia e panoramica dorsale. Salendo gradatamente verso O, scorgiamo sulla cima in lontananza l’imponente sagoma del monumento al Redentore che raggiungiamo abbastanza agevolmente. Dai 1948 di quota, il grande massiccio che fa da spartiacque fra la Val Trompia e il Lago d’Iseo offre un incredibile vista che spazia in tutte le direzioni. Visti gli invitanti pendii con neve farinosa, ci tuffiamo lungo il versante opposto, perdendo circa 300 mt. di quota fin sotto Malga Monte Gugliemo. Passando dal Rifugio Almici ritorniamo in vetta, dove ci aspettano 1000 mt. di dislivello in discesa per ritornare a Pezzoro. Scendiamo lungo il crinale, tenendoci poi a sinistra rispetto alla salita, sciando sui ripidi pendii del famoso “Ratù”. A questo punto non resta che ripercorrere la traccia di salita, per rientrare al punto di partenza.
L’itinerario è facile ma richiede un buon allenamento; lo sviluppo è di 14,7 km. con un dislivello + 1417 mt.
La gita parte dall’abitato di Pezzoro a metri 911, piccola località situata nell’alta Val Trompia, sulle Prealpi Bresciane. Partiamo dall’auto facendo scivolare da subito le pelli di foca, infilando il largo sentiero che salendo in un bel bosco di faggi porta rapidamente al Rifugio CAI Valtrompia. A nostra insaputa ci troviamo spettatori alla partenza della “Rampegada”, competizione nazionale di sci alpinismo. Seguendo ora le bandierine rosse e verdi che segnalano il tracciato di gara, usciamo velocemente nei pascoli ove è ubicata Malga Pontogna (mt. 1384). Poco più sopra, un curioso pannello di legno indica il percorso riservato agli sci alpinisti che, con una serie di tornanti, conduce sull’ampia e panoramica dorsale. Salendo gradatamente verso O, scorgiamo sulla cima in lontananza l’imponente sagoma del monumento al Redentore che raggiungiamo abbastanza agevolmente. Dai 1948 di quota, il grande massiccio che fa da spartiacque fra la Val Trompia e il Lago d’Iseo offre un incredibile vista che spazia in tutte le direzioni. Visti gli invitanti pendii con neve farinosa, ci tuffiamo lungo il versante opposto, perdendo circa 300 mt. di quota fin sotto Malga Monte Gugliemo. Passando dal Rifugio Almici ritorniamo in vetta, dove ci aspettano 1000 mt. di dislivello in discesa per ritornare a Pezzoro. Scendiamo lungo il crinale, tenendoci poi a sinistra rispetto alla salita, sciando sui ripidi pendii del famoso “Ratù”. A questo punto non resta che ripercorrere la traccia di salita, per rientrare al punto di partenza.
L’itinerario è facile ma richiede un buon allenamento; lo sviluppo è di 14,7 km. con un dislivello + 1417 mt.
Vista panoramica dal Monte Guglielmo mt. 1948
Gita effettuata il 04.03.2018
Carona - Rifugio F.lli Longo - Monte Aga mt. 2720
Fantastica scialpinistica orobica che si sviluppa in un ambiente severo di alta montagna, ed ha come obiettivo una fra le più affascinanti cime delle prealpi bergamasche. Difficilmente salendo al Monte Aga nel periodo invernale s’incontrano altri escursionisti; il notevole sviluppo e dislivello rispetto al punto di partenza, collaca un po’ “fuori mano” questa imponente vetta che, con i suoi 2720 metri di quota, domina la Conca del Calvi, con un colpo d’occhio davvero unico.
Partiamo da Carona (mt. 1100) subito con gli sci ai piedi, ed imbocchiamo la carrozzabile che conduce al Rifugio F.lli Calvi; giunti poco prima di Prato del Lago giriamo a sinistra, infilando il sentiero che porta al Baitone del Cai di Sesto S.G.. Più sopra riprendiamo la stradina che, con un lunghissimo traversone ai piedi del Monte Masoni, porta al Rifugio F.lli Longo. Questo itinerario è da intraprendere con condizioni di neve assolutamente sicure, a causa del notevole rischio di caduta di valanghe. Raggiungiamo rapidamente la diga sul Lago del Diavolo e con cautela, seguiamo il tracciato del sentiero estivo che arriva al Passo di Cigola, (mt. 2486) conducendo poi nell’ampio vallone. Nel tratto terminale che porta alla cresta mettiamo gli sci sullo zaino, calziamo i ramponi, per poi percorrere lo spartiacque, dove ci attende la Madonnina posta sulla vetta. Ritornati agli sci, godiamo la splendida discesa; poco sotto il Passo di Cigola, pieghiamo a sinistra, puntando in direzione della bastionata rocciosa, cercando di identificare il corridoio migliore che permetta di scivolare nel catino naturale sul Lago del Diavolo. Continuiamo sotto la diga su neve trasformata, sfioriamo il Rifugio Longo e procediamo per un tratto lungo la stradina. Individuato un ripido scivolo ci portiamo sul pianoro a Prato del Lago, per poi ripercorre velocemente l’itinerario di salita fino a Carona.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e un ottimo allenamento. Lo sviluppo è di 20,5 km. con un dislivello + 1690 mt.
Partiamo da Carona (mt. 1100) subito con gli sci ai piedi, ed imbocchiamo la carrozzabile che conduce al Rifugio F.lli Calvi; giunti poco prima di Prato del Lago giriamo a sinistra, infilando il sentiero che porta al Baitone del Cai di Sesto S.G.. Più sopra riprendiamo la stradina che, con un lunghissimo traversone ai piedi del Monte Masoni, porta al Rifugio F.lli Longo. Questo itinerario è da intraprendere con condizioni di neve assolutamente sicure, a causa del notevole rischio di caduta di valanghe. Raggiungiamo rapidamente la diga sul Lago del Diavolo e con cautela, seguiamo il tracciato del sentiero estivo che arriva al Passo di Cigola, (mt. 2486) conducendo poi nell’ampio vallone. Nel tratto terminale che porta alla cresta mettiamo gli sci sullo zaino, calziamo i ramponi, per poi percorrere lo spartiacque, dove ci attende la Madonnina posta sulla vetta. Ritornati agli sci, godiamo la splendida discesa; poco sotto il Passo di Cigola, pieghiamo a sinistra, puntando in direzione della bastionata rocciosa, cercando di identificare il corridoio migliore che permetta di scivolare nel catino naturale sul Lago del Diavolo. Continuiamo sotto la diga su neve trasformata, sfioriamo il Rifugio Longo e procediamo per un tratto lungo la stradina. Individuato un ripido scivolo ci portiamo sul pianoro a Prato del Lago, per poi ripercorre velocemente l’itinerario di salita fino a Carona.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e un ottimo allenamento. Lo sviluppo è di 20,5 km. con un dislivello + 1690 mt.
Vista panoramica dal Monte Aga mt. 2720
Gita effettuata il 24.02.2018
Da Piazzatorre..... l'anello del Pizzo Badile mt. 2044
Chissà perché in 40 anni di scialpinismo, non avevamo mai pensato al Pizzo Badile! Probabilmente sarà per la sua posizione scomoda da raggiungere, perché deve essere in condizioni d’innevamento sicure, ma indubbiamente non è un itinerario classico, frequentato nel periodo invernale. Il percorso è davvero particolare e selvaggio; la prima parte di salita ricorda molto l’ambiente dolomitico, successivamente i ripidi pendii e la pala terminale che porta sulla panoramica vetta, regalano forti emozioni.
Insolito l’abbinamento all’itinerario tracciato dal gruppo in MTB: “Trail del Pizzo Badile….. dove osano le aquile” che a grandi linee ripercorre lo stesso giro, ma in senso contrario.
Lasciata l’auto nel grande parcheggio in località Piazzo, risaliamo i 27 larghi tornanti che portano nella parte alta del famoso Ghiaione; ci spostiamo poi a destra, andando ad incrociare il ripido sentiero estivo marcato Cai n° 118 che, faticosamente, arriva al Capanno del Barba. Proseguiamo sfiorando la Baita Monte Secco, affrontando in seguito il ripido scivolo che porta al Passo di Monte Colle; qui la prudenza deve essere molto elevata, perché questo è uno dei tratti più pericolosi con condizioni di neve non assestata. Dal passo, stando appena sotto lo spartiacque puntiamo in direzione della visibile cima, trovandoci ad affrontare con estrema attenzione, la ripida pala che porta alla piccola croce di vetta. Grazie alla sua posizione centrale rispetto alla corona delle Orobie, il panorama a 360 ° è davvero stupendo; ai nostri piedi vediamo Piazzatorre, adagiata nel fondo del vallone. Con alcuni camosci che fanno da spettatori, ci tuffiamo lungo il versante di Valleve sciando in una splendida farina, zizzagando nel rado bosco di larici. Quando la vegetazione s’infittisce rimettiamo le pelli, andando poi a compiere un lungo traversone, sul sentiero estivo che porta alla Forcolina di Torcola Vaga. Passando dalla Casera di Monte Colle e da alcune belle baite, siamo alla sella; purtroppo però la neve crostosa presente lungo questi pascoli, modifica la nostra idea iniziale di scendere direttamente. Per non perdere dunque il divertimento, non rimane che “ripellare” per giungere all'arrivo della seggiovia Gremei, da dove una fantastica sciata lungo la pista del bosco, velocemente riporta al punto di partenza.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 12,5 km. con un dislivello + 1259 mt.
Insolito l’abbinamento all’itinerario tracciato dal gruppo in MTB: “Trail del Pizzo Badile….. dove osano le aquile” che a grandi linee ripercorre lo stesso giro, ma in senso contrario.
Lasciata l’auto nel grande parcheggio in località Piazzo, risaliamo i 27 larghi tornanti che portano nella parte alta del famoso Ghiaione; ci spostiamo poi a destra, andando ad incrociare il ripido sentiero estivo marcato Cai n° 118 che, faticosamente, arriva al Capanno del Barba. Proseguiamo sfiorando la Baita Monte Secco, affrontando in seguito il ripido scivolo che porta al Passo di Monte Colle; qui la prudenza deve essere molto elevata, perché questo è uno dei tratti più pericolosi con condizioni di neve non assestata. Dal passo, stando appena sotto lo spartiacque puntiamo in direzione della visibile cima, trovandoci ad affrontare con estrema attenzione, la ripida pala che porta alla piccola croce di vetta. Grazie alla sua posizione centrale rispetto alla corona delle Orobie, il panorama a 360 ° è davvero stupendo; ai nostri piedi vediamo Piazzatorre, adagiata nel fondo del vallone. Con alcuni camosci che fanno da spettatori, ci tuffiamo lungo il versante di Valleve sciando in una splendida farina, zizzagando nel rado bosco di larici. Quando la vegetazione s’infittisce rimettiamo le pelli, andando poi a compiere un lungo traversone, sul sentiero estivo che porta alla Forcolina di Torcola Vaga. Passando dalla Casera di Monte Colle e da alcune belle baite, siamo alla sella; purtroppo però la neve crostosa presente lungo questi pascoli, modifica la nostra idea iniziale di scendere direttamente. Per non perdere dunque il divertimento, non rimane che “ripellare” per giungere all'arrivo della seggiovia Gremei, da dove una fantastica sciata lungo la pista del bosco, velocemente riporta al punto di partenza.
L’itinerario è molto impegnativo e deve essere effettuato solamente con condizioni di neve estremamente sicure; sono indispensabili buone capacità tecniche e allenamento. Lo sviluppo è di 12,5 km. con un dislivello + 1259 mt.
Vista panoramica dal Pizzo Badile mt. 2044
Gita effettuata il 17.02.2018
Il gruppo "percorsiMTBvalbrembana" sulle Dolomiti di Brenta
Da Campo Carlo Magno..... Cima Roma mt. 2837
La prima gita di questo weekend con il camper in zona Madonna di Campiglio è la Cima Roma. Partiamo ancora prima che aprano gli impianti dal piazzale di partenza della cabinovia del Grostè a Campo Carlo Magno e, utilizzando anche un po’ le piste, in breve ci alziamo sull’ampia dorsale del Monte Spinale e poi sui vasti pianori sottostanti il Passo Grostè. Pian piano si cominciano a vedere gli imponenti gruppi dolomitici del Brenta a dx e della Pietra Grande a sx. Raggiunto il Rifugio Graffer a quota 2261 mt. lo superiamo e infine, superata la stazione d’arrivo della cabinovia Grostè mt. 2437 siamo al Passo del Grostè. Ci dirigiamo dunque decisamente verso sud est e , su terreno ondulato puntiamo verso la Cima Grostè che aggiriamo decisamente a sx. Ora è veramente grandioso il panorama, e finalmente possiamo vedere la nostra meta. Lasciamo a sx l’itinerario che porta alla Cima Vallazza mt. 2810 e risaliamo gli ultimi ripidi pendii senza difficoltà; la cima viene raggiunta a piedi in pochi minuti dal deposito degli sci. Veramente stupenda la vista…. in basso verso sud-ovest si vede il lago di Molveno e la zona della Paganella; il gruppo della Tosa e del Brenta verso Ovest ; verso nord il vasto altopiano da noi salito dove lo sguardo corre verso una serie innumerevole di creste e cime. E’ ora di scendere e sappiamo già che sarà una soddisfazione : infatti vista l’esposizione a nord lasciamo le nostre curve su una neve fantastica e leggerissima. Raggiunto la base dei pendii finali, per non dover rifare il terreno ondulato percorso prima verso il Passo Grostè, puntiamo decisamente alla Bocca della Vallazza dove abbiamo intravisto la possibilità di un passaggio: giusta e azzeccata la scelta che ci permette una sciata da sogno in un bellissimo vallone vergine… goduria al 100% !!!! Purtroppo a un certo punto, raggiunto il caratteristico Turrion Basso mt. 2384 (una caratteristica formazione rocciosa che ci ha ricordato la prua del Titanic mentre si inabissava) dobbiamo fermarci anche se la tentazione di continuare è veramente tanta: dobbiamo infatti rientrare al Passo Grostè affrontando ancora circa 400 mt. di dislivello e un discreto sviluppo. Sono circa le 15 quando raggiungiamo la dorsale e quindi, attraverso le piste, ritorniamo in breve a Campo Carlo Magno.
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
Gita effettuata il 10.02.2018
Da Campo Carlo Magno..... Monte Nambino mt. 2678
La seconda gita di questo intenso weekend è il Monte Nambino. Parcheggiato il camper vicino al Ristorante Genzianella (appena dopo il passo Campo Carlo Magno sulla strada verso Dimaro) partiamo in una bella pineta lungo una traccia battuta dal gatto delle nevi. Il freddo è molto intenso e quindi siamo ben contenti quando, raggiunta la piana di Malga Vigo (dove c’è la stazione di partenza della seggiovia Malghette) siamo finalmente al sole. Ora attraversiamo sotto la seggiovia e con traccia trasversale ci innalziamo nella pineta fino a raggiungere il Lago e il Rifugio Malghette a quota 1881 mt. Finalmente il panorama si apre e riusciamo a vedere la nostra meta che, con la Cima Lastè mt. 2770 e la Cima Schulz mt. 2614 formano una splendida catena. Ora andiamo decisamente in direzione Ovest attraversando parte del lago (purtroppo ancora all’ombra ) e cominciamo a salire, in rada vegetazione, su pendii ondulati e canalini. Raggiunta una dorsale la percorriamo integralmente lasciandoci alla nostra destra i Tre Laghi : man mano che si sale il panorama è sempre più vasto… il Lago Malghette si allontana sempre più. Ci immettiamo ora in un bel vallone, abbastanza ripido, che percorriamo integralmente fino alla ripida pala finale. In breve siamo in cima e felici lasciamo che lo sguardo corra sulle tante e magnifiche montagne ma solo a poche purtroppo riusciamo a dare un nome . Svetta comunque bellissima verso Ovest la Cima Presanella mt. 3.558. La discesa ci dà molte soddisfazioni… la neve è veramente molto bella e lasciare le nostre curve ci riempie di gioia. Quando siamo in prossimità del Lago Malghette, per evitare il lungo traverso, effettuiamo la nostra ormai classica ripellatina per raggiungere la Costa di Pradalago dove ci immettiamo su una pista di sci che in breve ci riporta alla piana di Malga Vigo e poi alla traccia battuta nella pineta percorsa alla mattina. Sono circa le 13 quando arriviamo al parcheggio, stanchi ma come sempre soddisfatti.
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
Testo e report fotografico di Vittorio Milesi
Gita effettuata il 11.02.2018
Video completo della trasferta sulle Dolomiti di Brenta di Corrado Cavalli